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2 Gennaio 2001 STORIA
La redazione di La Porta del Tempo
Il ritiro delle acque in Galilea rivela un sito risalente all´Età della Pietra
tempo di lettura previsto 4 min. circa

Quando il livello del mare scese drammaticamente nel mare di Galilea, 10 anni or sono, la calamità naturale svelò un tesoro archeologico: un accampamento di pescatori e cacciatori dell´Età della Pietra, abbandonato circa 20.000 anni fa.

Nell´ultimo decennio, il calo del livello delle acque ha permesso a Dani Nadel, dell´Università di Haifa, in Israele, di procedere a scavi nell´accampamento per cinque volte. Esso si sta rivelando come il probabilmente meglio conservato insediamento del Paleolitico Superiore trovato al mondo.

Conosciuto come Ohalo II, il sito contiene resti di sei capanne, parecchie concentrazioni di focolari, un luogo per sepolture, ed un area che probabilmente era adibita allo scarico dei rifiuti.

"Il sito è preservato in modo eccellente" dice Nadel. "Ci sono alcune cose [a Ohalo] conservate come in nessun altro luogo al mondo."

La preservazione è dovuta primariamente al fatto che immediatamente dopo l´abbandono delle capanne da parte dell´uomo, queste furono ricoperte dalle acque. Una tale crescita del livello del mare, potrebbe essere stata determinata da un cambiamento climatico alla fine dell´Era Glaciale, o da un terremoto che avrebbe alterato l´afflusso di acqua al Mare di Galilea, che è attualmente un lago d´acqua dolce della Valle del Giordano, nell´Israele occidentale.

L´acqua avrebbe in questo modo rallentato lo sviluppo di batteri, prevenendo la distruzione della materia organica del sito, dice Nadel.

Uno sguardo sulle vite passate.

Ohalo II fu scoperto nel 1989, nel corso di un periodo particolarmente siccitoso della Valle del Giordano, che causò un significativo calo del livello delle acque. Prima di allora Ohalo II era sommerso per circa 2-3 metri (6-9 piedi).

Sono state riportate alla luce sei capanne di forma ovale. Semplici nella struttura, erano costruite con rami d´albero e probabilmente venivano erette nel giro di poche ore, dice Nadel.

Le capanne sono raggruppate vicine, e sono mediamente lunghe tra i 3 e i 5 metri (9 e 16 piedi). Tutte queste capanne sembrano essere state bruciate. Questo potrebbe essere stato un fatto intenzionale, per ripulirle dalla spazzatura o dagli insetti. Bruciare aiutava a preservare il ricco corredo di artefatti ritrovati in mezzo ai materiali carbonizzati che costituivano il pavimento. Questi includono pietre focaie, ossa di animali, e resti di frutta e chicchi di cereali.

I focolai erano situati al di fuori delle capanne. Tra i resti carbonizzati, Nadel ed i suoi collaboratori nella ricerca, hanno trovato frammenti di centinaia di specie di uccelli, pesci, frutta e vegetali.

"Abbiamo imparato a riconoscere i dettagli dei loro insediamenti e questo ci ha resi capaci di ricostruire i loro comportamenti quotidiani" dice Nadel, che ha scoperto centinaia di migliaia di semi carbonizzati, così come un´ingente quantità di pesci, uccelli e ossa di mammifero – una ricchezza senza precedenti per le conoscenze in materia di regime alimentare del periodo. In aggiunta alle abitazioni rimaste, il gruppo di Nadel ha scoperto una tomba, dieci anni fa. Essa contiene i resti di una persona che ha vissuto per un certo periodo con dei tumori sulle ossa del petto, ed un braccio disabile. Sembra come se la persona fosse stata curata negli corso degli ultimi anni della sua vita, indicando un senso di responsabilità sociale tra i membri di questa comunità.

Occupazione nel corso dell´anno.

Le prove ritrovate a Ohalo II suggeriscono che il sito fosse occupato per tutta la durata dell´anno, ma non per molti anni. Questa teoria contraddice le notizie precedentemente acquisite circa le società di cacciatori nomadi, che si credeva si spostassero ogni anno con le stagioni per gli approvvigionamenti di cibo.

Nadel suggerisce la ragione per cui il sito veniva sfruttato per l´intero anno : la ricchezza della terra. "Avevano acqua, sole, e cibo qui; perché mai andare altrove?" dice Nadel "almeno fino a che il livello delle acque cominciò a crescere".

Recentemente un gruppo di geologi ha svolto delle accurate analisi sui livelli delle acque prima e dopo l´inondazione, e si sta lentamente ricostruendo il mosaico dell´antica storia del lago.

Ohalo II si sta dimostrando ben più ampio di quanto precedentemente anticipato, e potrebbe richiedere tre o quattro stagioni addizionali per essere esplorato completamente. Una continua e severa mancanza d´acqua nella regione lascia intuire che presumibilmente Ohalo sarà disponibile per una nuova stagione di scavi.

Il Mare di Galilea è più basso di 4 metri (12 piedi) di quanto non fosse nella sua storia recente. Ciò è dovuto in larga parte all´aumento della popolazione nell´area e ai coltivatori che utilizzano le acque del lago per scopi agricoli, conducendolo al di sotto della sua naturale capacità di riempirsi da sé e ripristinare così il suo livello originale.