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23 Maggio 2012 PALEONTOLOGIA
di Christine Dell'Amore http://www.nationalgeographic.it
INCHIOSTRO DI SEPPIA "FOSSILE" DI 160 MILIONI DI ANNI
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Rinvenute sacche d'inchiostro fossili risalenti a 160 milioni di anni fa straordinariamente simili a quella dell'odierna seppia.

È rimasto secco per 160 milioni di anni, ma ora gli scienziati confermano che il pigmento trovato in due sacche di inchiostro fossili provengono da un animale simile alla moderna seppia.

La somiglianza tra il reperto fossile e l'inchiostro dell'animale odierno suggerisce che questo strumento di difesa non si sia evoluto più di tanto dal Giurassico ai giorni nostri.

Il pigmento fossile color nero-bruno - un tipo di melanina chiamato eumelanina - è molto diffuso nel regno animale, ad esempio nelle penne degli uccelli oltre che nei capelli e nella pelle umani. Si tratta di una sostanza che ha varie funzioni, tra cui quella di proteggere dal sole o di aiutare l'animale a mimetizzarsi.

Gli studiosi avevano già trovato eumelanina nei fossili, ma finora sempre in maniera indiretta, ad esempio analizzando immagini di presunti granuli: un sistema alquanto problematico anche perché i granuli di melanina somigliano ai batteri, dice John Simon della University of Virginia di Charlottesville, uno degli autori della ricerca.

Stavolta invece Simon e colleghi hanno utilizzato una serie di tecniche analitiche dirette, tra cui il microscopio a scansione elettronica e la spettrometria di massa, per identificare la presenza di eumelanina nelle sacche fossili.

Scoperte di recente sul fondo di un antico mare estinto nel Regno Unito, le sacche d'inchiostro giurassiche sono riuscite a sfuggire chissà come al processo di decomposizione, regalando agli studiosi campioni di tessuti molli di eccezionale valore scientifico.

Inchiostro indelebile

Trovare il pigmento è stato tutt'altro che facile. Per cominciare, il "materiale nero è difficile da studiare con lo spettroscopio: assorbe la luce", spiega Simon. Inoltre, finora gli studiosi non sono riusciti a trovare il modo di studiare la melanina di un reperto fossile senza danneggiare la struttura molecolare del pigmento.

Ricorrendo però a una serie di tecniche diverse, stavolta i ricercatori sono stati in grado di confermare che quella rinvenuta nelle sacche era effettivamente melanina. Poi hanno messo a confronto le proprietà chimiche del campione giurassico con quelle della seppia moderna, che rilascia nubi di inchiostro per confondere i predatori.

"Per quanto abbiamo visto finora, l'inchiostro antico è indistinguibile da quello attuale", dice Simon, secondo il quale la cosa non dovrebbe sorprenderci: "È un meccanismo di difesa piuttosto efficace", dice.

Nel complesso, lo studio mette in luce le possibilità offerte dall'analisi dei tessuti molli di comprendere il mondo che ci ha preceduto: "Se guardiamo indietro, ci rendiamo conto che finora le nostre conoscenze si basano soprattutto sullo studio dei reperti ossei", dice Simon. Lo studio dei tessuti molli, aggiunge, "può aprirci una nuova finestra sulle specie estinte e il loro rapporto con le forme di vita attuali".

Lo studio sulle sacche d'inchiostro è pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.

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