Se Torino è la città dell'esoterismo e dell'occulto (con Lione e Praga chiude il cosiddetto triangolo della magia bianca), la sua provincia non è da meno. Anche sul fronte a noi caro, quello dell'ufologia. Andate allora a fare una visita al Monte Musinè (significa asinello, nel dialetto piemontese), all'imbocco della Val di Susa, nella zona di Rivoli, dei Laghi di Avigliana e della Sagra di San Michele (dove sono stati girati alcuni esterni de "Il nome della rosa"). E andateci in particolare il primo maggio, perché pare che sia il giorno nel quale certi episodi aumentano di frequenza. Avvistamenti inclusi: tra i miti del luogo, infatti, c'è anche la tesi che da quelle parti funziona una base segreta per dischi volanti. Ma attenzione, c'è/ci sarebbe perfino di più su questo rilievo particolare e un po' sinistro su cui nulla attecchisce e nulla riesce a crescere, tranne cespugli rinsecchiti. L'interesse per il Musinè, ad esempio, nasce dalle leggende, tra le quali quella secondo cui Erode, feroce re di Giudea, sarebbe stato condannato a espiare i suoi crimini sorvolando la montagna rinchiuso in un carro di fuoco. Non solo: in base alle tesi di alcuni storici, la famosa croce fiammeggiante con la scritta "In hoc signo vinces" sarebbe apparsa da queste parti all'imperatore Costantino, convincendolo a seguire il Cristianesimo. Di sicuro, comunque, ci sono dei fatti reali: non sono rare, per dire, le notti in cui bagliori improvvisi si accendono sopra le pendici. Si tratta a volte di incendi, a volte di lampi e c'è chi pensa ai fuochi fatui e ai fulmini globulari. Si parla poi di una grotta incantata, di lupi mannari, d'immagini spettrali che svaniscono nel fumo, di urla di anime dannate (risalirebbero e discenderebbero perennemente le pendici: ecco la loro condanna), di suoni, di musiche strane, di "sabba" sfrenati, di un immenso tesoro sepolto e mai riportato alla luce. Facile, allora, approdare agli Ufo. E tra le tante segnalazioni giunte negli anni (non dimentichiamoci, tra l'altro, che il capoluogo di regione, Torino appunto, fu al centro di un famoso caso quando un velivolo dell'Alitalia riportò la presenza di un Ovni sopra l'aeroporto di Caselle), cito quella dell'8 marzo 1996: un oggetto luminoso veniva osservato per oltre un quarto d'ora da due escursionisti mentre scendevano dal Musinè. Secondo il racconto dei due testimoni, l'oggetto aveva una forma simile ad un cilindro dai riflessi giallo-verdi, con le estremità arrotondate. Pareva poi sostenersi, oscillando leggermente, su un cuscino di luce bianco-gialla. L'oggetto presentava due grosse calotte trasparenti attraverso le quali si intravedevano muoversi sagome apparentemente umanoidi. Da quanto riportato in seguito dai testimoni, c'è chi ha concluso che si è verificato anche un caso di abduction. Non vi basta? Torniamo allora tra leggenda e realtà. Secondo tradizioni ancora vive, un drago d'oro sarebbe stato posto a guardia della grotta incantata del Musinè, pronto a difendere non solo i suoi tesori ma anche il mago che la abitava. Pare che un giovane chiamato Gualtiero, infischiandosene degli inviti alla prudenza dei compaesani, sia penetrato nell'antro dello stregone. Quest'ultimo, vistosi scoperto, avrebbe abbandonato a bordo di un 'carro di fuoco' il suo rifugio, facendovi di tanto in tanto ritorno con lo stesso veicolo/velivolo per dedicarsi a qualche incantesimo. Gli abitanti delle località vicine identificano quest'astronave ante litteram con i globi di fuoco che sorvolerebbero la vallata per posarsi poi sul monte. Ma gli agganci "spaziali" non sono finiti qui: oltre a rappresentazioni solari, in una roccia è incisa un'intera mappa celeste, incluse le enigmatiche Pleiadi che ricorrono nei segreti di tante remote civiltà. E dalle Pleiadi - tutti gli ufologi lo sanno - proverrebbero i Grigi, la razza aliena più cattiva.
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