Una studiosa tedesca propone la riesumazione di Isabella d'Aragona, che non solo sarebbe la vera Monna Lisa, ma avrebbe sposato in seconde nozze Leonardo Da Vinci da cui avrebbe avuto cinque figli.
Nella storia dell'arte è il "padre" di tutti gli enigmi: chi è Monna Lisa, la donna ritratta da Leonardo da Vinci nel celebre dipinto conservato al Louvre? Si tratta della moglie del mercante di seta fiorentino Francesco Del Giocondo, come spesso si è letto, oppure di un'altra persona?
La studiosa tedesca Maike Vogt-Luerssen, che da dieci anni studia la materia, lo scorso 19 aprile a Palazzo Medici Riccardi di Firenze, durante una conferenza, ha documentato una serie di rivelazioni in grado di rimettere in discussione l'esatta identificazione della misteriosa donna. Secondo la storica tedesca la donna dipinta nel veneratissimo quadro sarebbe Isabella d'Aragona, duchessa di Milano, figlia di Alfonso II e di Ippolita Maria Sforza.
Non solo: sempre secondo Maike Vogt-Luerssen, Leonardo da Vinci sarebbe stato il secondo marito di Isabella, da questa unione sarebbero stati generati ben cinque figli e due di questi, Antonio e Maria, riposerebbero insieme alla madre nelle arche degli Aragonesi custodite nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, insieme alle spoglie mortali dello stesso Leonardo da Vinci, riunite nel 1519 dopo che erano state disperse in 3 diversi luoghi (la suddetta chiesa napoletana, la chiesa di San Nicola a Bari e la chiesa di Vaprio d'Adda).
Le rivelazioni della studiosa sono state fornite col supporto di una serie di fonti storiche coeve - del XV e XVI secolo - e preludono al ricorso dell'antropologia per la fase finale di quella che potrebbe presto diventare la "ricerca del secolo", grazie alla quale potrebbero essere ricomposti, in toto o in parte, i resti di Leonardo da Vinci.
Il linguaggio del simboli
Ma perché solo adesso ci si spinge così avanti nel tentativo di soluzione dell'enigma? E in che modo le fonti sono state utili per giungere fino a questo punto? Secondo la storica tedesca, infatti, "alla domanda 'Chi è Mona Lisa?' si sarebbe potuto rispondere già secoli fa, se solo il linguaggio del Medioevo e del Rinascimento, il simbolismo, non fosse stato dimenticato già nel XVII secolo. Ora dobbiamo riapprendere questo modo d'espressione usato dai nostri avi per migliaia di anni nella storia". Ecco quindi emergere il "mestiere" dello storico, capace di leggere(e interpretare, possibilmente senza far dire ciò che non vogliono...) non solo i documenti scritti ma anche i simboli contenuti nei dipinti. Per una corretta identificazione di uomini, donne e bambini raffigurati nei dipinti rinascimentali e per una esatta datazione di tali opere, è necessario possedere competenze in storia del Medioevo e del Rinascimento; conoscere le tradizioni e i costumi di queste epoche storiche nonché La storia dell'abbigliamento (cosa era di moda, in quale periodo e dove); conoscere le grandi dinastie del XV e XVI secolo e tutti i loro componenti, raccogliendo descrizioni dei vari membri delle grandi dinastie da quante più fonti storiche primarie e secondarie possibile; infine saper trovare e leggere gli stemmi, i simboli e i colori specifici (definiti anche emblemi o insegne) di queste grandi dinastie.
Perché non è Lisa Gherardini
Ottenuta questa alfabetizzazione di base, lo storico può lanciarsi, per esempio, nell'impresa di una corretta identificazione di un ritratto, proprio come quello di Monna Lisa. Prima di tutto la studiosa tedesca mette in dubbio l'identificazione fino a ora nota: quella riferita a Lisa Gherardini, moglie di Francesco Del Giocondo. Nelle Vite di Vasari si legge infatti che " "Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di Monna Lisa sua moglie; e quattro anni penatovi lo lasciò imperfetto. la quale opera oggi è appresso il Re Francesco di Francia, in Fontanableo".
Secondo la studiosa tedesca però la descrizione vasariana è "priva di qualsiasi riferimento ai suoi capelli, al vestito o allo sfondo del ritratto, con il volto della "Monna Lisa" esposta al Louvre, non troverete alcuna somiglianza se non uno splendido sorriso, caratteristico in realtà della maggior parte dei volti femminili ritratti da Leonardo. La Monna Lisa del Louvre è priva di sopracciglia, di ciglia e di rosee narici, oltre al fatto che Leonardo non sembra avere prestato molta attenzione alla cavità della gola".
Insomma non è Lisa Gherardini anche perché nessuna donna, nel XVI secolo, una volta maritata perdeva il nome da ragazza. Quindi non sarebbe mai diventata Lisa Del Giocondo. Una donna che si chiamava così - e rammentata in documento scoperto solo nel gennaio 2008 - è esistita davvero, ma era la terza figlia di Bartolomeo del Giocondo, sorella più giovane di Francesco del Giocondo e moglie di Piero Francesco del Giocondo. E quindi neanche lei poteva essere Monna Lisa.
La nuova identificazione
Ed eccoci alla nuova (e almeno sulla carta rivoluzionaria) identificazione. Leonardo da Vinci, uno dei principali pittori di corte degli Sforza per almeno 17 anni dal 1482 al 1499, conosceva bene simboli e colori specifici di queste potenti dinastie. Essendo stato pittore di corte degli Sforza per così tanti anni, Maike Vogt-Luerssen suppone che la signora rappresentata al Louvre sia un membro della dinastia milanese e che possa essere facilmente identificata quale membro degli Sforza sulla base dell'abito che indossa e attraverso i simboli che ne decorano la parte superiore o attraverso il colletto (vedi il dettaglio a destra).
Secondo una fonte storica scritta, la donna del ritratto indossa un abito tipico della seconda fase del periodo di lutto di un anno delle Duchesse degli Sforza di Milano: " ... un abito di colore verde scuro con due maniche di velluto nero e un velo sul capo che la copriva fin sotto gli occhi, con l'abituale acconciatura sotto a questo". Grazie a questi indizi e alla presenza dei simboli degli Sforza sull'abito indossato dalla donna ritratta, secondo la studiosa questa non può che essere Isabella d'Aragona, che tra il 1489 e il 1494 indossò il lutto per la perdita della madre Ippolita.
Per quanto concerne i figli, la studiosa tedesca afferma "di essere in possesso di un documento scritto contemporaneo, in cui Francesco da Melzo (uno dei presunti figli, ndr) chiama Leonardo da Vinci padre: 'e mio quanto optimo Padre...'". Ce n'è abbastanza per mettersi a tavolino e provare a riscrivere la storia.
I resti di Leonardo
Infine le ossa di Leonardo da Vinci: per la Vogt-Leuerssen oggi "siamo talmente distanti dalla realtà relativa alla Monna Lisa di Leonardo, che non basta più supportare una teoria con fonti storiche scritte e pittoriche. È necessario ricorrere anche all'antropologia. Grazie agli strumenti di questa disciplina, oggi siamo in grado di risalire al volto di Isabella d'Aragona, sepolta nella Chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli. Possiamo confrontare il suo DNA mitocondriale con quello dei figli Antonio e Maria, sepolti accanto alla madre, e risalire anche ai loro volti. Bisognava cercare qui anche Leonardo da Vinci ma ciò non è avvenuto".
La studiosa infatti è certa che il genio di Vinci non è mai stato sepolto in Francia: "È molto probabile le sue spoglie siano state portate in nella chiesa di San Domenico Maggiore nell'agosto 1519, dove potrebbero essere sepolti anche il figlio più vecchio che Isabella ha avuto col primo marito, Francesco II Maria". Ma per continuare la ricerca occorre un'operazione di riesumazione e di studi paleopatologici e antropologici. Gli atenei di Bolzano e di Firenze sono già stati allertati e prima o poi le arche (soprattutto quelle mai "violate") potrebbe essere riaperte per dare la possibilità a Maike Vogt-Leuerssen di scrivere l'ultimo capitolo di questa storia.
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