Una nuova ricerca spiega perché gli enormi molluschi hanno occhi grandi come palloni.
I calamari giganti e quelli colossali hanno occhi grandi come palloni da basket, e ora uno studioso della Duke University pensa di aver scoperto perché. "Con ogni probabilità servono a individuare e a sfuggire ai loro predatori, i capodogli", dice il biologo Sönke Johnsen.
Johnsen ha collaborato con un gruppo di biologi per mettere a punto un modello che riproducesse le condizioni fisiche e biologiche del modo in cui gli enormi molluschi usano l'occhio. Il team ha scoperto che la sua conformazione e le dimensioni consentono al calamaro di individuare il capodoglio in avvicinamento attraverso l'azione di disturbo che provoca nei confronti degli organismi bioluminescenti. Lo studio è pubblicato sulla rivista Current Biology.
Giganti del mare
Ci sono due tipi di grandi calamari: gigante e colossale. Da adulti il loro peso è comparabile a quello di un grosso pesce spada, i cui occhi però hanno un diametro attorno ai 9-10 centimetri.
"Per me non aveva senso che pesce spada e calamaro gigante avessero dimensioni simili ma che gli occhi di quest'ultimo fossero in proporzione molto più grandi, tre volte il diametro e ben 27 il volume", dice Johnsen. "Il problema era capire perché".
Per prima cosa, Johnsen e i suoi colleghi hanno misurato gli occhi dei calamari giganti e colossali attraverso foto o esemplari catturati. Hanno inoltre rilevato dati sulla visibilità in acqua e sulla quantità di luce presente alle profondità in cui vive il calamaro gigante, dai 300 ai 1000 metri circa. In base a queste informazioni, gli studiosi hanno iniziato a calcolare sul modello matematico come avrebbero funzionato gli occhi dell'animale e cosa avrebbero potuto vedere.
I ricercatori hanno scoperto che i grandi occhi del calamaro riescono a catturare più luce rispetto ad altri animali di taglia simile ma con occhi più piccoli. Questa differenza migliora l'abilità del cefalopode nel cogliere piccole differenze di contrasto anche nell'oscurità delle profondità marine. Secondo Johnsen, questa capacità non ha grande importanza per la maggior parte delle creature marine, mentre invece è cruciale per il calamaro gigante perché gli permette di cogliere la bioluminescenza stimolata dal movimento di grandi animali come i capodogli.
Luci e suoni
Il team ha notato che i capodogli quando s'immergono e nuotano emettono segnali sonori per individuare il calamaro. I cefalopodi non lo sentono, mentre i movimenti del cetaceo inducono piccoli organismi come quelli del plankton a produrre luce. Grazie alle caratteristiche del suo occhio, il mollusco riesce a cogliere questo debole luccichio a "distanze spaventosamente grandi", attorno ai 120 metri, dice Johnson.
Il contrasto è minimo perché l'acqua assorbe e disperde la luce che viaggia dal plankton bioluminescente all'occhio del calamaro. Occhi più grandi implicano una capacità maggiore di cogliere una luce anche debole e prevedere l'arrivo del predatore. Il sistema di localizzazione del capodoglio probabilmente riesce a individuare il calamaro prima che questo vede la luce, dice Johnson; il che fa pensare che quegli occhi così grandi non servano necessariamente a non entrare nel raggio del calamaro, quanto piuttosto a programmare una fuga tempestiva.
"È la predazione da parte dei grandi odontoceti che ha innescato l'evoluzione del gigantismo nell'apparato visivo di questi cefalopodi", conclude Johnsen.
I ricercatori, che entro l'anno intendono pubblicare uno studio completo sulla visione sottomarina, ipotizzano che la loro teoria possa applicarsi anche agli ittiosauri, antichi rettili marini che potrebbero aver sviluppato occhi sovradimensionati per individuare altri grandi animali nelle oscure profondità marine.
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