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13 Marzo 2012 STORIA
di Marco Ferri http://www.nationalgeographic.it
NUOVI SVILUPPI SUL RITROVAMENTO DELLA "BATTAGLIA DI ANGHIARI" DI LEONARDO
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Maurizio Seracini durante le ricerche, davanti all\'affresco del Vasari
tempo di lettura previsto 6 min. circa

Quasi una sorta di crescendo rossiniano: ad agosto 2011 la "scoperta" - con i radar - dell'esistenza di un'intercapedine tra il muro più antico e quello più moderno (vasariano) della parete est nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, a Firenze. Quindi a fine novembre, grazie all'indagine endoscopica, ecco apparire "una superficie scabra, ruvida, che sembrerebbe avere chiazzature qua e là". Infine ieri la conferma che i materiali rinvenuti sulla superficie del muro oltre l'intercapedine, "possono essere assimilabili a tracce di una stesura pittorica sulla muratura originale riconducibile all'esecuzione della pittura murale di Leonardo, "La battaglia di Anghiari".

Insomma dopo 37 anni di studi e di ricerche, l'ingegner Maurizio Seracini ieri ha dimostrato che dietro l'affresco di Vasari raffigurante La battaglia di Marciano della Chiana, e la successiva discontinuità, c'è un altro muro con dei materiali compatibili con la pittura murale di Leonardo da Vinci. Il team di Seracini ha operato con il supporto e la collaborazione della National Geographic Society, Università di San Diego e Comune di Firenze, e affiancato dalla Soprintendenza al Polo Museale fiorentino e dall'Opificio delle Pietre Dure, dopo il via libera del ministero per i Beni Culturali.

In particolare ha destato interesse presso la stampa italiana e internazionale radunatasi nel sontuoso salone di Palazzo Vecchio, un campione di colore nero - definito "terra d'ombra" da Seracini - che presenta una composizione chimica compatibile con il nero usato nella Monna Lisa e nel San Giovanni Battista custoditi al Louvre. Il pigmento nero è composto principalmente da manganese e, in parte, da ferro ed è stato individuato con analisi chimiche su materiali estratti grazie al quarto dei sei "passaggi" (che ha attraversato per ben 16 centimetri il muro "vasariano") indicati dai tecnici dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze e autorizzati dalla Soprintendenza fiorentina in quanto responsabile della tutela dei beni storico-artistici della città di Firenze.

Dalle immagini ottenute con la sonda endoscopica, il materiale nero appare in più punti, ravvicinati tra loro e, anche se ricercatori e storici preferiscono mantenere la cautela, inducono a pensare che si tratti di una piccolissima porzione di uno "spolvero": si tratta di una tecnica pittorica che permette di riportare un disegno su varie superfici. Gli affreschi o le pitture murali prima venivano disegnate su un cartone e poi con un ago si perforavano in modo fitto i contorni del disegno poggiando sulla superficie destinata ad accogliere la grande pittura. Quindi con vari materiali "scuri" - carboncino, grafite e o sanguigna - venivano tamponate le aree perforate. Ecco, i punti neri rilevati dalla sonda endoscopica hanno tutta l'aria di essere ciò che resta dei contorni di una grande pittura murale. Ma non basta.

Durante questa prima fase della ricerca finale della pittura murale di Leonardo, sono stati prelevati anche frammenti di materiale rosso, associabili a lacca, la cui presenza su un semplice intonaco non avrebbe alcun senso. Quindi la loro esistenza proprio in quell'area indica un intervento di tipo artistico. Inoltre la sonda endoscopica ha rivelato anche uno strato di color beige: per i ricercatori può esser stato steso solo con un pennello.

A rendere ancor più avvincente la ricerca, la conferma dell'esistenza dell'intercapedine tra i due muri della parete est del Salone dei Cinquecento, separati non da 10/15 millimetri, ma addirittura da 3/4 centimetri di vuoto, una "protezione" ben più abbondante del previsto, secondo la volontà di Vasari di non rovinare la pittura murale di Leonardo.

A conti fatti, quindi, "sono dati incoraggianti - ha detto Seracini -, stiamo cercando nel posto giusto": infatti nessun'altra parete nel Salone dei 500 presenta un vuoto come in questo caso. Inoltre il muro retrostante è senza pietre a vista, come se Vasari avesse conservato l'intonaco su cui Leonardo potrebbe aver dipinto La battaglia di Anghiari. "Anche se siamo ancora alle fasi preliminari della ricerca e anche se c'é ancora molto lavoro da fare per poter risolvere il mistero - è il commento di Seracini -, le prove dimostrano che stiamo cercando nel posto giusto".

Già, ma quanto tempo occorrerà per avere dei risultati definitivi? E come procederà la ricerca?

Alla prima questione ieri ha provato a rispondere la soprintendente Cristina Acidini: "A questo punto si attende che venga messo a punto un programma di proseguimento dell'indagine che può prevedere l'utilizzo di mezzi sia invasivi sia non invasivi, nel rispetto e nella salvaguardia della pittura di Giorgio Vasari. Per giungere a un risultato definitivo potrebbero occorrere alcuni mesi, e dunque rimarrà deluso solo chi si aspetta procedure rapide e risultati immediati. Per tutti gli altri si tratta di una ricerca affascinante di cui si auspica lo sviluppo".

Sul modus operandi invece si aprirà certamente un dibattito: ieri, in conferenza stampa, sia il sindaco Renzi sia l'ingegner Seracini, hanno parlato di una mappatura dei punti in cui l'affresco vasariano de La battaglia di Marciano della Chiana è stato restaurato tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Conoscere esattamente la "geografia" degli interventi, significa possedere uno schema di dove è possibile utilizzare nuovamente la sonda endoscopica per attraversare il muro più "giovane" andando a studiare quello più antico alle sue spalle. A tal proposito va ricordato che fino a questo momento dei 14 "passaggi" inizialmente chiesti da Seracini, lo scorso novembre ne furono concessi solo 7 - in corrispondenza di fratture, distacchi di colore, stuccature e aree prive di pittura originale - ma in effetti ne vennero praticati solo 6, di cui solo 2 passanti. E alla fine solo 1 è risultato utile alla ricerca.

Non appena la mappatura dei restauri antichi sarà quindi ultimata (è tuttora in corso ed è assai laboriosa, soprattutto perché deve essere precisa al centimetro), questa andrà confrontata con le aree d'interesse di Seracini, quelle cioè dietro alle quali secondo il ricercatore è maggiore la percentuale di probabilità di trovare tracce della pittura murale di Leonardo. Se alcune aree coincideranno, lì si dovrebbe poter procedere.

Ma il condizionale per ora è d'obbligo: infatti ieri il sindaco Renzi e l'ingegner Seracini hanno invocato la prosecuzione della ricerca e, contestualmente, l'interessamento del ministro della Cultura, Lorenzo Ornaghi, senza il cui placet la ricerca sarebbe già arrivata al capolinea.

Comunque con due risultati clamorosi: la parete su cui si sono focalizzate le ricerche è quella giusta - come più volte affermato e ribadito ieri dal massimo esperto di Leonardo da Vinci, Carlo Pedretti, in un messaggio spedito allo stesso Seracini - così come le indicazioni rilevate dai documenti storici si sono rivelate vere, cioè su quella parete una volta si potevano ammirare "i cavalli di Leonardo".

E che di quell'opera oggi ne restino poche tracce o l'intera forma, poco importa: la storia aveva ragione, la ricerca seria e tenace ha dato i suoi frutti. E chi non crede, può sempre cercar altrove.