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23 Febbraio 2012 MISTERO
Danilo Tacchino Runa Bianca
E l'Inizio fu Fetonte. Era per caso un alieno?
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Leggende sulla fondazione di Torino e gli Egizi.

L'antica leggenda si riferisce al mito della caduta di Fetonte. Narra di un dio disceso dal cielo che si avvaleva dell'aiuto di assistenti di metallo dorato. Durante la sua permanenza tra gli uomini insegnò loro l'arte dell'Alchimia e della fusione dei metalli. In seguito provvide a fondere una grande ruota d'oro forata, ricavandola dal metallo del carro divino con cui trasmettere la sua conoscenza all'umanità. Quando il dio ritornò in cielo lasciò uno dei suoi aiutanti dorati che assistesse gli uomini che avevano raccolto i suoi insegnamenti.

Le leggende sul Monte Musinè e sul Rocciamelone, riportano che una delle propiretà della creatura di metallo dorato, era quella di assumere varie forme a suo piacimento. Una sua traccia e ricollegabile alla leggenda della caverna del drago, all'interno del Monte Musinè, in cui questa creatura "mutaforma", acquisì l'aspetto di un grande drago d'oro, che proteggeve una luminosa gemma verde dagli immensi poteri.

Il mito di Fetonte, è un classico della mitologia greca, che ancora ci ricordiamo seppur vagamente, di aver letto nei libri di scuola delle elementari. E' stato narrato da molti autori illustri in tutte le epoche, tra i quali Esiodo, Igino, Ovidio, Aristotele, Plutarco, Eusebio, San Giovanni Crisostomo, Boccaccio, Antonio Astesano e Emanuele Thesauro.

Questa leggenda ci descrive come Fetonte, figlio Di Elios il Sole, e di Climene, figlia di Oceano, riuscì a impadronirsi con astuzia e sagacia, del carro paterno utilizzato ogni giorno per portare luce e calore alla madre Terra. Fetonte però, sebbene il padre tentò di insegnargli i rudimenti fondamentali per poter portare il carro infuocato trainato da ben dodici scintillanti destrieri, non seppe controllarne il percorso. I cavalli quindi si imbizzarrirono e portarono il carro fuori dal percorso abituale, scendendo e salendo attraverso il cielo a loro piacimento, causando immani disastri, incendi, siccità e inondazioni sulla terra, per via dei repentini sbalzi termici dovuti al loro percorso incontrollato. Zeus il padre degli Dei, accortosi del disastro che stava avvenendo sulla terra per colpa del carro di Elio, lanciò immediatamente una folgore sul conducente, facendolo precipitare. Cadde nel fiume sottostante: l'Eridano, che lo accolse nelle sue acque, e sulle sue sponde accorsero la madre e le tre Eliadi sue sorelle, che sconsolate, soffrirono immensamente. Il padre di tutti gli dei, impietosito dal pianto di quelle donne addolorate, decise di tramutarle in pioppi, mentre Elio riprese le redini del carro infuocato continuando con ordine il suo percorso giornaliero per portare la giusta luce e il giusto calore sulla Terra: " Cade intanto Fetonte cò fiammeggianti crini di lunga, luminosa face diretro a sé l'aere solcando (...) il gran padre Eridàn l'accolse in grembo assai lontano dal natal suo loco(...)" così come leggiamo in Ovidio, nelle Metamorfosi.

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