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8 Febbraio 2012 PALEONTOLOGIA
Le Scienze
RICOSTRUITO IL CANTO D'UN GRILLO DEL GIURASSICO
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Un fossile eccezionalemte ben conservato ha permesso di ricostruire l'organo di stridulazione di una cavalletta vissuta 165 milioni di anni fa, e di desumere quindi le note e il canto emessi dal piccolo insetto, fornendo inoltre informazioni sull'ambiente in cui viveva.

Il canto di un'antica cavalletta del Giurassico medio, vissuta 165 milioni di anni fa è stato ricostruito da un gruppo di ricercatori della Capital Normal University a Pecino e della Bristol's School of Biological Sciences che descrivono l'impresa in un articolo pubblicato sui "Proceedings of the National Academy of Sciences".

La ricostruzione è stata resa possibile dall'eccezionale stato di conservazione di un fossile in cui erano perfettamente riconoscibili le strutture dell'organo di stridulazione dell'insetto, che permetteva la produzione di richiami - rivolti ai potenziali partner sessuali - ottenuti attraverso lo strofinamento di una dentellatura posta su un'ala attraverso lo strofinamento su una sorta di "plettro" posto su un'altra ala.

Ritrovato in un sito delle regioni nord-occidentali della Cina, l'insetto - battezzato Archaboilus musicus - è stato attribuito a una nuova specie situata sulla linea evolutiva dei Tettigoniidi, noti anche come cavallette verdi e strettamente imparentati con i grilli. L'esemplare che ha permesso la ricostruzione ha una lunghezza di 72 millimetri.

Sulla base dei principi della biomeccanica i ricercatori hanno potuto stabilire che A. musicus emetteva una nota a 6, 4 kHz della durata di 16 millisecondi, un dato sufficiente per ricostruirne acusticamente il canto, verosimilmente il più antico mai documentato.

Le caratteristiche delle note emesse hanno permesso anche di trarre conclusioni sull'ambiente ecologico in cui viveva l'insetto. Esse implicano infatti che all'epoca l'ambiente acustico fosse già occupato da molti altri animali, come anfibi e altri artropodi, che cantavano contemporaneamente, causando un rumore di fondo supplementare rispetto a quello prodotto da altri eventi naturali, come il vento o il fluire delle acque.

In effetti una recente ricostruzione paleobotanica della densità di vegetazione e della biomassa delle foreste del Giurassico delle regioni nord-occidentali della Cina ha rivelato un ambiente popolato da conifere, in particolare di ascendenti delle araucarie, e da felci giganti con una distribuzione acusticamente compatibile con le frequenze del canto A. musicus e la necessità di farlo percepire al potenziale partner a una buona distanza.

"L'uso di questo canto - ha osservato Fernando Montealegre-Zapata, uno degli autori dello studio - era adatto alla comunicazione acustica a lunga distanza in un ambiente leggermente confuso, per esempio una foresta del Giurassico. Oggi, tutte le specie di Tettigoniidi che utilizzano questi richiami musicali sono notturne, e presumibilmente questo tipo di richiamo è un adattamento alla vita notturna."

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