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5 Agosto 2011 ARCHEOLOGIA
Barry Fell / Alberto Arecchi Liutprand.it
ANTICHI CELTI IN AMERICA
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Un enigma americano.

La maggior parte del pubblico è convinta che nessun europeo sia arrivato in America, prima di Cristoforo Colombo o del capo vichingo Leif Eriksson; tale convinzione si è consolidata nell'opinione pubblica nel corso dei secoli, sino a diventare un vero e proprio dogma. Per gli americani odierni, la "grande storia" sembra cominciata non in un'antichità remota (come nel resto del mondo), ma con la comparsa sulla scena di uomini grandi e famosi, tanto noti e ben documentati, che qualcuno potrebbe anche pensare di trovare negli archivi i loro certificati di nascita o le loro tessere della sicurezza sociale.

Controcorrente, il professor Barry Fell, nel corso dell'estate del 1975, si convinse dell'esistenza di antiche iscrizioni e luoghi archeologici, risalenti ad un'antica colonizzazione celtica, negli stati americani del New England, in particolare nel New Hampshire e nel Vermont. Egli individuò iscrizioni in diverse lingue e in diversi alfabeti, originari dell'Europa e del Mediterraneo di oltre 2500 anni fa, che parlavano di colonie di celti, ma anche della presenza di baschi, libici e persino di egizi.

Secondo le ricerche di Barry Fell, in Nord America sarebbero rimaste le tracce più antiche del pensiero e dei riti religiosi dell'uomo europeo, di cui nella stessa Europa si conservano solo esigue tracce. I Druidi eressero in America templi e cerchi di pietre con iscrizioni, che usano l'antico alfabeto celtico detto ogam. In Europa i sacerdoti cristiani fecero cancellare le iscrizioni pagane e gli oggetti legati al culto della fertilità. La cristianizzazione distrusse le tracce degli alfabeti ogam più antichi. Non così in America, ove i celti non furono mai convertiti al Cristianesimo. Le loro antiche iscrizioni rimasero intatte e una quantità di gigantesche pietre falliche caratterizza i luoghi di culto.

L'alfabeto ogam irlandese

I monaci irlandesi del medioevo custodivano un antico sapere, mentre l'Europa era sconvolta dalle invasioni. Nelle loro biblioteche si è conservato il "Libro di Ballymote", che si ritiene composto circa ottocento anni fa. Esso contiene il "trattato ogam", con circa settanta varietà dell'antica scrittura celtica, generalmente nota come ogam, che significa "scrittura a solchi". Si tratta di un alfabeto composto da quindici consonanti e cinque vocali. Le lettere sono gruppi di segni paralleli (da uno a cinque), posti sopra, attraverso o sotto una linea guida.

Era ritenuto un sistema in codice inventato dai monaci medievali, ma l'alfabeto ogam si rivelò la chiave per decifrare le antiche iscrizioni irlandesi e gaeliche. I modelli più antichi di ogam sono poi stati identificati nelle iscrizioni della penisola iberica ed in quelle americane.

La collina del mistero

Il 14 giugno 1975 Barry Fell scoprì nel New Hampshire l'altura di Mystery Hill, la collina del mistero: un complesso di camere, fatte di lastre di pietra, con pietre erette, orientate secondo il tramonto del sole, nei giorni degli equinozi e dei solstizi. Il sito copre una decina d'ettari in mezzo al bosco, con muri di pietra a secco. Su mezzo ettaro sorge un labirinto di massicce camere di pietra, con elementi misteriosi, come la cosiddetta Tavola del Sacrificio. Alcune delle camere a lastre ricordano i dunans (piccole fortezze) degli antichi celti goidelici.

Quando i primi coloni inglesi raggiunsero il New England, trovarono numerosi edifici di pietra, circolari o rettangolari, lunghi da 5 a 10 metri, larghi sino a tre metri ed alti due metri e mezzo, o più. Alcuni erano parzialmente sepolti o coperti da tumuli di terra, con alberi tanto grandi da indicare un'età di almeno 250 anni. Altri, completamente in rovina, furono scoperti in seguito, quando uno scavo o un picchetto piantato al suolo penetravano nella camera. Tutti erano fatti di larghe pietre, con lastre di copertura del peso di diverse tonnellate. Molti avevano elaborati "comignoli" ed altre cavità ricavate nei muri.

I coloni pensavano che si trattasse dell'opera di tribù scomparse d'indigeni e li usarono come granai e ripostigli. Alcuni furono usati come rifugi segreti dagli schiavi fuggiaschi ed altri furono distillerie clandestine di whiskey. Nel corso del tempo un gran numero di essi fu smantellato per usarne le pietre come materiale per muri a secco.

Barry Fell racconta: "Dopo avere spazzolato la polvere, apparve chiara una riga di scrittura ogam che si legge B-B-L. Ne potei concludere che si trattava dello stesso stile delle scritture puniche e dell'ogam portoghese e spagnolo, e quindi si dovesse leggere come "Bi Bel", ossia "dedicato a Bel". Bel è il nome del dio solare dei celti, omologo del fenicio Baal… Divenne chiaro che antichi celti avevano costruito le camere megalitiche del New England e che marinai fenici erano graditi visitatori, autorizzati ad adorare il sole nei santuari celtici ed a lasciare dediche nella loro propria lingua.

Le iscrizioni di Mystery Hill erano databili all'800-600 a.C. ca. (a giudicare dallo stile di scrittura delle iscrizioni fenicie) ed era chiaro che i celti goidelici ne erano gli occupanti, e con ogni probabilità anche i costruttori."

La potenza marittima celtica

L'ascesa e la caduta della potenza marittima celtica è stata trascurata dalla maggior parte di storici ed archeologi. Quando Fell cominciò a riferire delle iscrizioni celtiche in America fu accolto con grande scetticismo. "Non ho mai udito che i celti fossero marinai", era un tipico commento. Giulio Cesare descrisse gli antichi britanni come selvaggi quasi nudi, che indossavano soltanto torques (collari) di ferro intorno al collo, con le spalle coperte da una pelle ferina. Perciò si pensa che i britanni non avessero nulla di meglio, per navigare, che dei coracle (piccole imbarcazioni costruite su telai a traliccio e rivestite di pelli).

Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. Nel De Bello Gallico Cesare descrive la sua più grande battaglia navale, combattuta proprio contro i celti di Bretagna, aiutati dagli alleati della Britannia! L'armamento navale gallico e britannico contava â€" secondo Cesare â€" non meno di 220 navi, tutte più grandi e superiori a quelle dei romani, al comando dell'ammiraglio Bruto.

Quelle navi celtiche â€" dice Cesare â€" erano così solidamente costruite da poter affrontare le tempeste ed i venti contrari dell'alto oceano, senza subirne danno. È chiaro che quelle belle navi, che torreggiavano sulle galere romane, avevano la capacità di attraversare l'Oceano Atlantico. Persino Cesare, rude uomo d'azione, diventa quasi lirico quando descrive la splendida flotta di navi a cigno, dall'alta prora e graziose, che circondavano l'ultima terra per chiudere le galere romane nella strettoia tra le isole.

Le imbarcazioni celtiche avevano alti alberi, con corde e vele di pelli cucite, e il cuoio era molto più solido nelle tempeste dell'Atlantico del lino egiziano o delle vele romane. Erano navi spinte soltanto dal vento e dall'abile conduzione dei timonieri, che sapevano anche navigare controvento, con grande stupore di Cesare. I marinai delle navi celtiche potevano lanciare frecce e lance sui ponti sottostanti delle galere romane, prive di protezione. L'armamento con le catene di ferro proteggeva le più grandi navi dai tentativi d'arrembaggio dei piloti romani. Le due flotte si scontrarono a mezzogiorno, e lo svantaggio dei romani fu subito evidente: erano inferiori per numero e per stazza, benché una trireme romana potesse caricare 200 uomini.

Bruto aveva un'arma segreta. Sin dalle guerre puniche, i romani avevano inventato i ganci d'arrembaggio da lanciare sulle navi nemiche, per poterle abbordare e combattere come in una battaglia terrestre. Ora, di nuovo, il genio militare romano aveva inventato un uncino affilato, chiamato falx (falce), attaccato ad una lunga corda. Le falces erano lanciate sui cordami delle navi celtiche, poi i rematori romani si mettevano a vogare indietro e le falces provocavano disastri nel sartiame delle navi celtiche. Quella battaglia navale provocò la fine della potenza navale celtica.

I celti in America

Le ricerche hanno mostrato che i celti della penisola iberica furono autori delle iscrizioni ogam più antiche, come quelle delle antiche costruzioni di pietra nel New England. Sembra che i celti, in compagnia dei libici e dei cartaginesi, loro vicini in Spagna, navigassero sino in America e vi si stabilissero in gran numero. Monumenti ed iscrizioni celtiche nel New England ne sono la prova.

I monumenti più noti sono i dolmen, da una parola bretone che significa "tavola di pietra". Un dolmen è il memoriale d'un capo o di qualche avvenimento importante, ed ha la forma d'un massiccio masso centrale, talvolta di dieci tonnellate o più di peso, sostenuto da tre o quattro, o cinque pietre verticali, come appoggi. Se ne vedono begli esemplari a Bartlett, New Hampshire, e North Salem, Massachusetts. Altri se ne trovano nel Maine e a Westport, Massachusetts; l'ultimo è di proporzioni relativamente piccole. Questi esempi americani corrispondono esattamente a quelli europei e del Medio Oriente.

Il secondo tipo di monumenti megalitici trovati, diffusi nel New England e negli stati vicini, è costituito dalla camera coperta da lastre, una costruzione a pianta quadrata o rettangolare, coi lati fatti di blocchi naturali o grandi lastre di pietra, coperta o da una gran lastra quadrata del peso da mezza ad una tonnellata oppure, negli esempi di dimensioni maggiori, da una serie d'architravi che possono pesare sino a tre tonnellate ciascuna.

Strutture simili si trovano in Europa, con esempi molto più antichi, dell'Età del bronzo, talvolta usati come tombe. Gli ultimi esempi scozzesi ed irlandesi furono usati come abitazioni in periodi di sconvolgimenti, come l'invasione dei normanni.

Gli esempi americani sono stati ritenuti "opera di coloni", e chiamati "depositi di radici". L'assurdità di tale interpretazione è stata dimostrata dai fatti.