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21 Giugno 2011 PALEONTOLOGIA
Cristiano Dal Sasso Corriere della Sera
Nuove indagini su Ciro, il dinosauro meglio conservato del mondo
FOTOGALLERY
Ricostruzione artistica di Ciro, secondo il paleoartista milanese Davide Bonadonna
Parte dell´intestino, in cui sono visibili le pieghe della mucosa intestinale (Michele Zilioli/Soprintendenza per i Beni archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta)
Capillare che irrorava l´intestino retto visto al microscopio elettronico. Le piccole sfere sono batteri fosfatizzati (Leonardo Vitola/Soprintendenza per i Beni archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta)
Ricostruzione dello scheletro e delle prede, in proporzioni reciproche reali. I numeri indicano l´ordine in cui sono state ingerite (Marco Auditore/Museo di Storia naturale di Milano)
Ricostruzione del cranio di Scipionyx, con indicazione dei principali caratteri «da neonato» (Marco Auditore/Museo di Storia naturale di Milano)
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Sulla bianca lastra di calcare, non più grande di un piatto, la breve esistenza di un dinosauro neonato appare in tutta la sua istantanea, minuta fragilità. Ma questa vita, per breve che fu, venne letteralmente intrappolata nella vertiginosa profondità del tempo geologico, facendosi quasi eterna. Questo è il paradosso di Ciro, che oggi, capita la sua vera età "anagrafica", affascina ancora di più: visse soltanto una manciata di giorni.

POCHI GIORNI - Appena sgusciato fuori da un uovo, con la fontanella aperta sul capo come nei cuccioli di uomo e con il ventre ancora gonfio di una piccola riserva di tuorlo, ebbe giusto il tempo di guardarsi intorno stupito, sgranchirsi le gambe al tepore del sole, assaporare i primi pasti. Anche questi conosciamo bene, ora, addirittura nell'ordine in cui furono ingeriti: nel suo intestino, lo stesso incredibile destino cristallizzò le scaglie di una sardina, i cui anelli di accrescimento dicono che aveva nuotato per nove stagioni, prima di finire tra i dentini seghettati di Ciro; poi un piccolo rettile e un altro pesce, e infine la zampa di una grande lucertola, così grande per lui, che furono i genitori a procacciarla. Il dinosauro neonato non ebbe neppure il tempo di digerirla, che vento e acqua lo spazzarono via improvvisamente, sottraendolo alla vita e immobilizzandolo per 110 milioni di anni nel fondo fangoso del mare che piano piano diventava roccia. Tanto è dovuto passare, finché altri esseri potessero scoprire chi fosse questa creatura e come avesse trascorso la sua brevissima esistenza.

Ciro, visto dall'interno

STUDIO - Unico dinosauro al mondo fossilizzato con gli organi interni, e dunque primo al mondo a poter essere sottoposto a una vera e propria autopsia, Scipionyx samniticus divenne una star della paleontologia conquistando la copertina di Nature nel 1998, con un articolo firmato dai paleontologi Cristiano Dal Sasso e Marco Signore. Ma era solo l'inizio. Il battesimo scientifico di Ciro - come lo chiamarono i giornalisti italiani - mirava in primis a riconoscere i caratteri peculiari dello scheletro e dunque a confermare l'idea che il primo dinosauro trovato in territorio italiano fosse anche una specie nuova per la scienza. Le ricerche sono continuate con metodi di studio sempre più moderni e oggi, dopo cinque anni di Tac, fotografie in luce ultravioletta, esplorazioni al microscopio elettronico su microcampioni infinitamente piccoli, Dal Sasso e Simone Maganuco hanno fatto così tante nuove scoperte da riempire un volume di 300 pagine. Le eccezionali fotografie e le dettagliate ricostruzioni anatomiche appena pubblicate dai due paleontologi del Museo di Storia naturale di Milano documentano in modo inequivocabile che Scipionyx da Pietraroia (Benevento) è il dinosauro meglio conservato al mondo.

TESSUTI MOLLI - Per essere un fossile, Ciro presenta una ineguagliabile varietà di tessuti molli, molti dei quali mai visti in alcun altro dinosauro: legamenti intervertebrali, cartilagini articolari nelle ossa delle zampe, muscoli e connettivi del collo, parte della trachea, residui dell'esofago, tracce del fegato, l'intero intestino, vasi sanguigni mesenterici, capillari ramificati, fasci muscolari degli arti posteriori e della coda composti da cellule ancora perfettamente striate, addirittura i batteri che colonizzavano l'intestino. È inoltre ineguagliabile il dettaglio con cui questi tessuti sono fossilizzati: grazie a particolari condizioni fisico-chimiche, essi sono stati replicati da cristalli più piccoli di un millesimo di millimetro, che ancora oggi ci mostrano strutture di dimensioni cellulari e subcellulari. Ancora più stupefacente appare che alcuni elementi chimici, una volta utilizzati dalle cellule vive, come il ferro accumulato nell'emoglobina del sangue, non siano stati rimossi dalle acque mineralizzanti ma siano stati riutilizzati nella rapidissima fossilizzazione dell'animale, incorporati nei cristalli di limonite che formano una grande macchia rossa, presente nel torace del piccolo dinosauro.

ESPERTI - La microsonda che ha effettuato le analisi chimiche non ha lasciato dubbi: quel ferro è autigeno. Ovvero, quegli stessi atomi, 110 milioni di anni fa, si trovavano nei globuli rossi di Ciro che, spinti da un piccolo cuore pulsante, trasportavano ossigeno vitale in un caldo corpicino piumoso. Secondo il team di esperti di fama mondiale che ha valutato la ricerca dei paleontologi milanesi, le descrizioni e le illustrazioni pubblicate nella monografia su Scipionyx permetteranno di confrontare la morfologia dei tessuti molli di un importante gruppo estinto di animali, quali sono i dinosauri, con le analoghe strutture biologiche osservabili nei vertebrati viventi. Pertanto Ciro è destinato a far parlare di sé ancora per molto e a diventare un esemplare di riferimento per un gran numero di discipline scientifiche, coinvolgendo non solo paleontologi ma anche biologi evoluzionisti, morfologi funzionali, anatomisti comparati, fisiologi, veterinari, erpetologi e ornitologi.