Quanto è ancora nascosto sottoterra della presenza di popoli antichi che hanno colonizzato le rive del Mella nei pressi di Manerbio? Sappiamo delle monete celtiche, nel 1955 riportate occasionalmente alla luce nella zona della Remondina, in deposito in Santa Giulia a Brescia. Della Manerbio romana esiste copiosa traccia in reperti e lapidi - molte purtroppo distrutte - restaurati e in mostra nel museo di piazza del Comune grazie all'impegnativo lavoro del Gruppo storico archeologico, presieduto da Maurizio Cavaciocchi che può contare sul prezioso contributo di tanti volontari. Certamente ancora molto è da ritrovare se è vero che nella campagna coltivata delle cascine Monasterino e Monastero recentemente sono stati effettuati carotaggi che hanno lasciato vistose tracce nella vegetazione.
Si sussurra dei resti di una villa romana e di altro, tutti materiali che potrebbero arricchire le collezioni del Museo Civico realizzato nell'ala seicentesca di palazzo Luzzago. Il Museo è stato inaugurato nel 1985 per garantire una sede adeguata ai numerosi e significativi reperti che erano progressivamente venuti alla luce nel corso degli anni, grazie alle ricerche di superficie e agli scavi condotti dal Gruppo Archeologico. Attualmente il museo può contare su diverse centinaia di reperti, esposti secondo un percorso evolutivo.
Attraverso i reperti esposti, provenienti tutti da Manerbio e dal territorio circostante, è possibile ripercorrere l'evoluzione del popolamento nella zona centrale della Bassa bresciana e dei rapporti commerciali e culturali che lo interessarono, dal periodo Neolitico (VI millennio a. C.) al XVII secolo. Manufatti in selce lavorata e frammenti di vasi "a bocca quadrata", ceramiche e pugnali in bronzo, frammenti ceramici che indicano la presenza di contatti con genti etrusche e documentano le epoche più antiche.
Significativi reperti, quali le dracme in argento, attestano l'importanza della zona di Manerbio all'interno dell'area territoriale prescelta dai Galli Cenomani per il loro stanziamento a partire dal IV secolo avanti Cristo. L'età romana è testimoniata da numerosi corredi tombali e, per quella altomedievale, sono esposti frammenti di ceramica dalla tipica decorazione a traslucido e a stampiglia, oltre all'unica moneta nota in Italia del re Ariperto I (653-661 dopo Cristo).
A botteghe locali di ceramiche rinascimentali, infine, appartiene il ricco campionario di produzioni che chiude cronologicamente il percorso espositivo.
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