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28 Aprile 2011 STORIA
Luisa Muraro, Andrea Moneti antikitera.net
GUGLIELMA LA BOEMA, ERETICA O SANTA?
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Guglielma è il nome italianizzato di una donna che da giovane fu chiamata Vilemina (o Blazena Vilemina), da adulta, anzi vecchia, Gulielmina, e che, nei documenti storici, gli atti di un processo scritti in latino medievale, figura come Guillelma o sancta Guillelma. Molti nomi per una donna dalla personalità grande e misteriosa, che ha camminato per sentieri che si conosce solo in parte, vissuta sul confine tra luce e ombra che, quando sono molto forti, s'invadono fra loro. Io racconto quello che so di lei, senza saper distinguere tra leggenda e verità storica, niente preoccupata di ciò.

Guglielma nacque a Praga nel 1210 da Costanza d'Ungheria, sposa del re di Boemia. Prima di lei erano nati tre maschi, dopo di lei un'altra femmina, che diventerà la celebre santa Agnese di Praga, amica di penna di Chiara d'Assisi. Non sappiamo nulla della vita di Guglielma finché non arrivò a Milano, intorno all'anno 1262, accompagnata da un figlio, probabilmente adulto. Si fermò a Milano e strinse rapporti di amicizia spirituale con i monaci cistercensi di Chiaravalle milanese. Intorno a lei si formò una cerchia molto varia di persone, attirate dalla sua santità e sapienza. C'erano donne, in maggioranza, e uomini, laici e religiose, popolo e nobiltà, parecchi uniti fra loro da vincoli di parentela. C'era anche un figlio di Matteo Visconti, signore di Milano, e una cugina per parte di madre, suor Maifreda da Pirovano. A queste persone Guglielma insegnava ad amarsi, ad amare i poveri, a credere nello Spirito santo e a riconoscere la sua presenza vivente nel corpo vivo. Morì nella sua casa di Milano, nella parrocchia di San Pietro all'orto, il 24 agosto 1281.

In ottobre il suo corpo fu trasferito a Chiaravalle, in una cappella esterna all'Abbazia che diventò meta di pellegrinaggi e centro di un culto della sua santità, promosso anche dai monaci. Molte e molti fra i suoi fedeli di Milano, si convinsero che lei era l'incarnazione femminile dello Spirito santo, e che grazie a lei la Chiesa si sarebbe rinnovata, accogliendo anche donne nella sacra gerarchia e diventando mezzo di salvezza anche per l'umanità fino allora esclusa, come ebrei e mussulmani. Queste idee provocarono l'intervento del tribunale dell'Inquisizione romana, i seguaci furono condannati e insieme a loro, post mortem, anche Guglielma, i cui resti, dissepolti, furono bruciati pubblicamente in piazza Vetra a Milano, nel settembre del 1300. A Chiaravalle resta, vuota, la sua cappella, nell'antico cimitero dell'Abbazia. Di lei è rimasta memoria anche nel folklore meneghino, come di una donna trasgressiva.

La storia di Guglielma è la storia di uno sdoppiamento, dell'incarnarsi e vivere come guida spirituale nel corpo di un'altra donna, Maifreda, che di Guglielma raccolse l'eredità portandola alle estreme conseguenze dottrinali ed esistenziali. Tutto ha inizio a Milano, tra il 1260-1262, allorché fa la sua comparsa una donna, Guglielma che con la sua parola e la sua santità si conquistò ben presto non soltanto la fedeltà di un folto gruppo di seguaci, quasi tutti appartenenti agli strati medio-alti della città, ma altresì dei monaci di Chiaravalle, dai quali partì appunto quel culto ufficiale della santità di Guglielma che avrebbe potuto sfociare nella canonizzazione e che invece si risolse, per l'azione decisa di Maifreda, in una sanguinosa tragedia.

L'unica notizia certa su tale figura è la data della sua morte, 24 agosto 1281, nemmeno certo è il suo pensiero, tanto sfumate sono le testimonianze, irrimediabilmente contaminate dalle interpretazioni post mortem di Maifreda. Dalle posizioni dei suoi seguaci si può tuttavia supporre che Guglielma avesse proposto la straordinaria idea di una incarnazione femminile di Dio, pur respingendo per sé l'identificazione con lo Spirito Santo.

Guglielma comincia ad esistere post mortem, allorché suor Maifreda ne raccoglie l'eredità spirituale, estrapolandone ed esasperandone le valenze femminili. Mentre il Saramita si occupa di costruire l'immagine della maestra diffondendo la leggenda delle sue nobili origini, Maifreda si costruisce come alter ego di Guglielma e fa propria l'eversiva teologia guglielminita.

Priva del carattere contemplativo della Boema e decisa a vivere in uno stato in cui il suo essere donna non fosse un essere inferiore sminuito, Maifreda si dedica anima e corpo a Guglielma, una donna come lei e ne fa il proprio Dio, poiché solo la maestra era riuscita ad indicarle la strada per affermare il diritto di essere finalmente persona.

Dietro alla visione di Guglielma c'è ben altro: c'è l'analisi del significato di essere donna come persona; c'è la contestazione di una cultura al maschile che addossa ad Eva e alle sue figlie la colpa di aver separato l'uomo da Dio; c'è la volontà di cancellare il segno infamante e discriminante della differenza sessuale. Il fatto è che le due donne avevano finito col costruirsi una teologia tutta al femminile finalizzata a ricomporre la finitezza originaria.

Per loro il corpo della donna appariva come un luogo di passione non cruenta in cui si doveva realizzare il mistero della passione redentrice di Cristo nella differenza sessuale. In tal modo quell'alterità che i Padri della Chiesa condannavano in quanto frutto del peccato originario poteva ricomporsi nel rispetto della persona maschile e femminile e la donna cessava di essere colpevolizzata ed esclusa dall'armonia universale.

Il corpo femminile, accettato e tollerato solo in quanto vaso insostituibile della procreazione, diventava così un segno divino e dunque portatore di un nuovo itinerarium di salvezza e di redenzione destinato a manifestarsi anche nell'esperienza femminile. E proprio in quanto tale, il corpo della donna poteva anche essere l'involucro in cui avrebbe dovuto incarnarsi lo Spirito Santo, a prova definitiva che Dio ha creato l'uomo e la donna come "due soli", due esseri di pari dignità pur nella differenza sessuale.

Ciò che stupisce è che una tale visione fu condivisa anche dagli uomini, in genere mariti che si trovano irretiti dalla passionale spiritualità delle loro compagne, mogli, o figlie. Gli ultimi sogni di Guglielma- Maifreda si consumano sul rogo cosi come l'ipotesi di poter scrivere una storia celeste e terrena della salvezza al femminile, la donna torna a dibattersi in quelle maglie della reclusione coatta nel tentativo di costruirsi una propria strada verso il divino.

I Tarocchi

Gli storici delle carte da gioco hanno ormai definitivamente archiviato le fantasiose ipotesi che i tarocchi possano essere di derivazione egizia o ebraica; tutti concordano che la nascita risale a non prima del 1420 alla corte dei Visconti, per allietare e far passare il tempo alle signore che vivevano nei castelli dei nuovi padroni lombardi: infatti le 22 carte dei Trionfi illustrano situazioni, personaggi ed elementi araldici che ricordano la signoria dei Visconti.

Ma una carta è quella che sicuramente attesta la provenienza milanese del gioco e che ha radici calabresi: è la papessa; la figura col numero 2, ritenuta da alcuni offensiva per la Chiesa, in quanto si riferisce esplicitamente ad un pontefice al femminile.

Non si tratta di Maria Maddalena, che secondo alcuni sarebbe stata il primo papa al posto di San Pietro, e neppure dell'inesistente papessa Giovanna, narrata da Boccaccio e dall'erudito calabrese Baarlam di Seminara. È invece una storia che ha a che fare con l'abate celichese Gioacchino da Fiore. La studiosa dei tarocchi Gertrude Moakley riconosce nelle prime raffigurazioni della papessa la Sorella Maifreda, parente dei Visconti, seguace della quasi santa Guglielma di Boemia.

Guglielma, figlia del re boemo Ottokar I e della regina Costanza d'Ungheria, giunse, con un figlioletto al seguito, nel 1260 a Milano, dove divenne oblata (una laica che viveva in monastero) dell'abbazia cistercense di Chiaravalle. Visse secondo l'amore cristiano, i precetti apostolici e la moralità evangelica, e intorno a lei crebbe rapidamente la sua fama di santa guaritrice. Da lei prese avvio la setta dei Guglielmiti, formata da donne, anche se non mancarono aristocratici milanesi, come Galeazzo, figlio di Ottone Visconti. Fu considerata dai suoi seguaci l'incarnazione dello Spirito Santo e il teologo della setta, Andrea Saramita, predicava che in Guglielma si era compiuto ciò che era stato predetto da Gioacchino da Fiore. Secondo il mistico calabrese, infatti, l'incarnazione dello Spirito Santo sarebbe stata, per l'appunto, una donna, destinata a diventare una Papessa per rifondare la Chiesa. Guglielma morì il 24 agosto 1281, fu sepolta nel cimitero di Chiaravalle, e fatta da subito segno di un una popolarissima venerazione. Già alcuni anni dopo, nel 1284, il culto di santa Guglielma attirò l'interesse degli inquisitori, che misero sotto torchio alcuni aderenti alla setta, estorcendo confessioni seguite da abiura.

Ma fu l'episodio della domenica di Pasqua del 1300 a scatenare la reazione della Chiesa Cattolica: secondo la denuncia di alcuni testimoni, l'erede spirituale di Guglielma, la Sorella Maifreda da Pirovano delle Suore Umiliate, in qualità di sacerdotessa e Papessa, aveva celebrato una solenne messa.

Il culto per il processo di santificazione di Guglielma fu subito vietato e gli inquisitori domenicani la fecero condannare postuma come eretica e fecero bruciare sul rogo le sue ossa e le sue immagini. Anche i due più fedeli seguaci, la papessa Maifreda e il teologo Andrea Saramita, finirono sul rogo.

Guglielma la Boema è stata una delle principali protagoniste dell'eresia mistica femminile. A Milano venne venerata come una santa. Non ci ha lasciato nulla di scritto e di lei sappiamo ben poco. Le uniche notizie ci giungono dagli atti del processo. Da questi si apprende che era figlia del re di Boemia Ottokar I e di Costanza d'Ungheria (questo è quello che di lei raccontava,, anche se gli storici non sono concordi su questo fatto). Giunse a Milano intorno al 1260 con un bambino. Divenne un'oblata, cioè una laica che viveva nel vicino monastero di Chiaravalle. Aiutando i poveri e i malati, la sua parola e il suo esempio conquistarono un folto gruppo di seguaci che, per la maggior parte appartenevano a famiglie milanesi importanti, prime fra tutte quelle dei Torrioni e dei Visconti. Anche i monaci del monastero di Chiaravalle e le suore di Santa Caterina in Brera arrivarono a proporla, dopo la sua morte, avvenuta il 24 agosto 1281, santa e la cappella di Chiaravalle, in cui venne sepolta, divenne un luogo di culto.

La sua storia, i suoi atti, fanno pensare che fosse una seguace del movimento del Libero Spirito, diffuso in Germania, nella Francia settentrionale e nei Paesi Bassi. Questo movimento sosteneva che Dio poteva essere ricercato in sé stessi, negando di fatto il ruolo di intermediazione delle gerarchie ecclesiastiche. Guglielma arrivò, in particolare, a sostenere che Dio poteva essere trovato nel corpo di una donna alla stessa stregua di un uomo. Quella di Guglielma è una visione profondamente innovatrice del ruolo della donna. Contesta apertamente la cultura dominante maschile che addossava a Eva e, di conseguenza alle donne, la colpa di aver allontanato l'uomo da Dio. Vuole annullare la discriminante della differenza sessuale. Non era un'ammissione da poco se consideriamo il fatto che predicava in una società fortemente patriarcale, dove la donna svolgeva un ruolo di secondo piano.

Pur avendo scarsissime notizie sul conto di Guglielma, dalle deposizioni dei suoi seguaci sappiamo che arrivò a proporre l'idea di una incarnazione femminile di Dio, pur rifiutando l'identificazione della sua persona con lo Spirito Santo. Furono i suoi fedeli, i Guglielmiti, formati soprattutto da donne, a spingere in questa direzione, annunciando che sarebbe risorta all'inizio del nuovo secolo. Tra i principali promotori per la sua santificazione ricordiamo Andrea Saramita, un gioachimita millenarista tra i fedeli più intimi di Guglielma, e, soprattutto, la monaca Maifreda da Pirovano, appartenente all'ordine delle umiliate e imparentata con i Visconti, che esasperò le valenze femminili della sua esperienza religiosa. Guglielma era ancora in vita, quando il Saramita cominciò a diffondere la voce che fosse l'incarnazione dello Spirito Santo, esattamente come Cristo l'incarnazione del figlio di Dio, cosa che, invece, la boema negò sempre. Il Saramita raccolse intorno a sé un folto numero di fedeli con l'obiettivo di organizzare i seguaci di Guglielma in un vero e proprio ordine religioso. Arrivò a comporre addirittura quattro nuovi Vangeli e ad affermare che Guglielma fosse incarnazione dello Spirito Santo e Maifreda il suo vicario nel mondo e che, per questo, doveva divenire papessa e rilevare il potere papale.

Nonostante questi elementi di rottura, gli aspetti salienti della predicazione di Guglielma furono altri. La boema prima, Maifreda poi, condannarono, infatti, l'accusa di inferiorità della donna che da sempre la Chiesa muoveva contro l'universo femminile, fin dai primi secoli cristiani. Il corpo femminile, accettato e tollerato solo in quanto mezzo insostituibile per la procreazione, diveniva un mezzo di salvezza e di redenzione. E, in quanto tale, poteva incarnare lo Spirito Santo, perché Dio ha creato l'uomo e la donna come due esseri di pari dignità, pur nella differenza sessuale. Ciò che più stupisce nella vicenda di Guglielma è che una visione di tale portata venne condivisa anche da molti uomini, in genere mariti e parenti, coinvolti dalla profonda spiritualità delle loro compagne. Un altro elemento di contrasto con le gerarchie ecclesiastiche era che Guglielma sosteneva (o sostenevano i suoi seguaci) che era venuta per portare la salvezza a coloro che erano fuori della Chiesa, specialmente gli Ebrei, a prescindere dalla Mediazione di Cristo. Questo perché il Sacrificio di Cristo non era stato sufficiente e una parte dell'umanità era rimasta fuori dal percorso di salvezza e redenzione cristiana.

Tre anni dopo la morte di Guglielma, nel 1284, il culto di "santa" che aleggiava intorno alla sua figura, attirò l'attenzione dell'Inquisizione, che interrogò alcuni aderenti alla setta, arrivando a estorcere una confessione, seguita da abiura. Nel 1300 l'inquisitore Guido da Coccolato indisse un nuovo processo che si rivelò quello decisivo. I principali rappresentanti del movimento vennero condannati al rogo, compresa la riesumazione del cadavere di Guglielma, che era stato seppellito in una cappella dell'abbazia di Chiaravalle.

L'episodio scatenante di questa recrudescenza da parte degli inquisitori fu un episodio clamoroso. Nella domenica di Pasqua del 1300 (10 aprile), secondo la denuncia di alcuni testimoni, Maifreda da Pirovano, che si sentiva la sua erede spirituale, celebrò una messa, in qualità di sacerdote e Papessa. Durante la cerimonia i suoi seguaci le baciarono mani e piedi e, cosa che fece ancor più scalpore, la guglielmita celebrò la messa con ostie consacrate, esercizio vietato alle donne.

Maifreda, Andrea Saramita e altri tre seguaci, che erano già stata processati, furono riconosciuti eretici impenitenti e relapsi e condannati al rogo. Venne riesumato il corpo della Boema, i suoi resti mortali mandati al rogo e la sua tomba distrutta. Dopo questo evento il movimento venne disperso e scomparve dallo scenario medievale milanese e lombardo. Le fiamme cancellarono la possibilità di riscrivere la storia della salvezza e della redenzione al femminile, per relegare nuovamente e definitivamente la donna a un ruolo subalterno.