
Secondo uno studioso greco il reperto in pietra
conservato a Iraklion e ritenuto una semplice
incisione è in realtà una parte di un
calcolatore astronomico, più antico di 1.400
anni della "macchina di Antikythera"
La civiltà minoica fiorita sull'isola di Creta tra il 2700 e il 1500 avanti Cristo (età del Bronzo) potrebbe aver scoperto e utilizzato il primo, seppur rudimentale, computer analogico dell'umanità. Ne è convinto Minas Tsikritis, ricercatore cretese specializzato in antichi sistemi di scrittura dell'Egeo, il quale - in un'intervista all'agenzia ellenica Ana - sostiene che un reperto conservato da oltre un secolo nel museo archeologico di Iraklion, il capoluogo di Creta, e risalente appunto alla civiltà minoica, sarebbe "il primo computer analogico portatile" della storia.
L'oggetto, riportato alla luce nel 1898 nel sito di Paleokastro, nella parte occidentale dell'isola, precederebbe quindi di ben 1.400 anni la più nota "macchina di Antikythera", ripescata nel 1902 nelle acque dell'omonima isola greca e ritenuta sino a oggi il primo esemplare meccanico di calcolatore astronomico.
Il reperto, come lo ha descritto lo studioso, "è una matrice in pietra sulla quale sono incisi simboli che gli archeologi del passato avevano identificato con il sole e la luna". Secondo il ricercatore cretese, invece, "dopo un'attenta analisi dell'immagine in rilievo del disco con i raggi che vi è incisa, abbiamo stabilito che la matrice veniva utilizzata come uno stampo per realizzare un meccanismo che funzionava come un computer analogico per calcolare le eclissi di sole e di luna. Questo meccanismo veniva anche usato come meridiana e per calcolare la latitudine geografica", ha concluso Tsikritis.






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