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31 Marzo 2011 MISTERO
di Enrico Baccarini enricobaccarini.com
1962, UN VIMANA SU LA " DOMENICA DEL CORRIERE "
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Un bassorilievo scolpito anticamente nelle cave di Ellora raffigurante un Vimana
tempo di lettura previsto 4 min. circa

Il 9 dicembre del 1962 la storica rivista La Domenica del Corriere ospitava in prima pagina una eccezionale tavola realizzata dall'artista Walter Molino raffigurante niente meno che un Vimana.

La parola Vimana è formata dal prefisso vi, "uccello" o "volare", e dal suffisso man che indica "luogo abitato costruito artificialmente", da cui il vocabolo assume il significato figurato di "uccello artificiale abitato" mentre per altri studiosi la parola Vimana sarebbe traducibile in 'uova luminose'. Gli antichi testi sanscriti li identificano comunque inderogabilmente come mezzi di trasporto utilizzati dai Deva, gli dei, per spostarsi in cielo, nello spazio, nell'acqua o sulla terraferma.

Come i lettori di ENIGMA sapranno, è da molti anni che ci dedichiamo ad indagare e studiare questa tematica, tanto affascinante quanto misconosciuta, avendone riscoperto numerosi recessi che molto presto vedranno la luce in una pubblicazione specialistica.

Sono numerosi i testi sacri, o epici, della letteratura classica indiana che ci parlano di questi velivoli, tra i più noti si può ricordare il Ramayana, il Mahabharata, i Puranas o la Bhagaravata ma anche il Vaimanika Shastra (वà¥Ëमानà¤Âà¤â€¢ शासà¥Âतà¥Âर) oppure il Samarangana Sutradhara, antico testo di architettura scritto dal re Paramara Bhoja di Dhar (1000-1055 d.C.), lo Yuktikalpatani di Bohja, nei Rig Veda, nello Yajur Veda o nell'Atharva Veda, nell'Avadhana o nel Kathasaritsagara, nel Raghuvamsa come anche nell'Abhijnanasakuntalam di Kalidasa oppure nell'Abimaraka di Bhasa e nel Jatalas.

Nomi e titoli di opere che a noi occidentali non dicono niente ma che in realtà nascondo i più importanti, ed antichi, testi sacri dell'India e dell'umanità stessa.

Con il tempo il significato originario della parola fu translitterato in significanti di tipo religioso venendo ad identificare:

un'area delimitata e destinata a scopi sacri;

un tempio;

un luogo in cui si manifestava il dio.

Sorge in noi a questo punto una considerazione. Secondo i dettami della scuola occidentale la civiltà umana sarebbe il prodotto di una evoluzione recente, un percorso che dall'uomo delle caverne del neolitico sarebbe giunto fino ai primi conglomerati urbani del 3500 a.C. (ca.). Dall'Africa, definita come la culla della vita, saremmo quindi giunti alla scoperta dell'atomo e al volo spaziale in modo lineare. Una linearità che negli ultimi anni, se non decenni, ha però dimostrato possedere molte falle, crepe che ne hanno incrinato la superfice mostrando oltre il suo velo qualcosa di estremamente diverso e ancor più sconcertante. L'inquadramento della scuola occidentale, consequanzialmente, si sta mostrando e dimostrando oggi sempre più restrittivo e limitante laddove alcuni suoi capisaldi sembrano lentamente venire scardinati dalle loro basi. Un esempio tra tanti? La stessa teoria dell'invasione ariana proposta da Muller nel XIX secolo, teoria che negli ultimi anni ha perso ogni plausibilità e credenzialità nel mondo scientifico.

Affermare quindi che i nostri predecessori hanno posseduto una tecnologia elevata pari o superiore ai traguardi scientifici del terzo millennio risulterebbe un'eresia, una tesi simile stravolgerebbe completamente l'odierna società, vanificando di colpo il lento cammino di conquiste, costellato di sacrifici e guerre, della nostra specie.

Analizzando i misteri dell'India antica, dai Vimana alla civiltà dell'Indo-Sarasvati, ci accorgiamo che qualcosa non torna, che quanto abbiamo sempre considerato come imprescindibile e sicuro, sembra in realtà poter celare nuovi scenari inimmaginabili. Primi tra tutti i Vimana, macchine volanti impossibili per l'epoca in cui vengono collocati ma che però vengono ricordati non solo in testi epici (da cui se ne potrebbe trarre una origine immaginaria) ma anche in testi sacri, trattati scientifici, testi in cui la loro descrizione viene spinta fino a spiegarne il meccanismo ed il funzionamento.

Il Professor D. K. Kanjilal descrive la storia del Matsya Purana (Dileep Kumar Kanjilal, Vimana in ancient India, Sanskrit Pustak Bhandar, 1985) e dei Vimana dell'India Antica con le seguenti parole: "Dietro al velo di leggenda esce la verità scientifica che tre basi aeroportuali furono costruite ed usate da strani esseri. Una in un orbita stazionaria, un altra mobile nel cielo e la terza collocata permanentemente sulla superficie terrestre. Queste erano simili alle moderne stazioni spaziali raggiungibili ad una particolare ora da una latitudine e longitudine prefissata. La freccia di Shiva (di cui parla il testo), si riferisce ad un missile ardente lanciato da un satellite in orbita che va a colpire una nave spaziale facendola cadere nell'oceano indiano. Le vestigia di un antica civiltà prosperosa, distrutta in battaglie, affiora attraverso queste antiche storie".

Il Dr. Kanjilal scrisse pubblicò un saggio su queste tematiche nel volume di Erich von Daniken "Ricordi dal futuro: dalle porte del terzo millennio ai culti cargo", Milano : Sugarco, 1986. - 263 p. : ill. ; 21 cm.

eggendo nel Rig Veda, il testo più antico ad oggi conosciuto, descrive alcuni di questi mezzi di trasporto:

Jalayan - è un veicolo progettato per muoversi sia in aria che in acqua... (Rig Veda 6.58.3)

Kaara - è un veicolo progettato per muoversi sia sulla terra che in acqua... (Rig Veda 9.14.1)

Tritala - è un veicolo progettato per muoversi nei tre elementi... (Rig Veda 3.14.1)

Trichakra Ratha - è un veicolo a tre motori progettato per muoversi nell'aria...(Rig Veda 4.36.1)

Vaayu Ratha - è una veicolo sospinto da un motore ad aria... (Rig Veda 5.41.6)

Vidyut Ratha - un veicolo sospinto da un motore potentissimo...è (Rig Veda 3.14.1).

Dopo aver percorso un breve cammino in questa affascinante tematica lasciamo ognuno a meditare su quanto presentato promettendo che a breve trovere altri aggiornamenti e molte novità