Oltre che per i comportamenti aggressivi e le sei mogli - due delle quali fatte decapitare da lui stesso - Enrico VIII è anche conosciuto per i problemi di salute di mezza età e una serie di aborti avuti da due delle sue mogli.
In un nuovo studio, due ricercatrici ipotizzano che Enrico soffrisse di una malattia genetica collegata al cromosoma X e appartenesse a un raro gruppo sanguigno che spiegherebbero molti dei suoi problemi.
Suggerendo cause biologiche per spiegare significativi eventi storici, lo studio offre nuove vie per pensare la vita del monarca britannico, dice la bioarcheol0ga Catrina Banks Whitley, autrice della ricerca.
"Il motivo per cui ci siamo concentrate su Enrico VIII è stato che ebbe più di una moglie con problemi ostetrici", dice Whitley. "E quindi abbiamo pensato: non sarà lui?".
Molti storici hanno scritto sui problemi di salute di Enrico VIII. Da giovane era in forma e in salute, ma quando morì, il re pesava quasi 180 kg. Soffriva di ulcere alle gambe, debolezza muscolare e, stando ad alcuni resoconti, verso la mezza età la sua personalità cambiò notevolmente, venendo colpito da paranoia, ansietà, depressione e peggioramento mentale.
Secondo altre teorie Enrico VIII soffriva invece di diabete di tipo 2, sifilide, sindrome di Cushing, o mixedema, che è causato da ipotiroidismo.
Tutte queste ipotesi hanno difetti, dice Whitley, e nessuna spiega le disgrazie riproduttive. Si pensa che due delle sue sei mogli - Anna Bolena e Caterina d'Aragona - abbiano avuto diversi aborti, spesso nel terzo trimestre.
La spiegazione di ciò, per Whitley e la collega antropologa Kyra Kramer, è che Enrico VIII sia appartenuto a un raro gruppo sanguigno, chiamato Kell positivo. Solo il 9% della popolazione caucasica appartiene a questo gruppo.
Quando un Kell positivo mette incinta una donna Kell negativo, c'è il 50% di possibilità di provocare una risposta immunitaria nel corpo della donna che attacca il suo feto. Il primo bambino di un padre Kell positivo e di una madre Kell negativo solitamente sta bene. Ma parte del sangue del bambino inevitabilmente entrerà nel corpo della madre - durante la gravidanza o alla nascita - portandola a produrre anticorpi contro gli antigeni Kell del bambino.
Come risultato, nelle successive gravidanze i bambini potrebbero soffrire di fluido extra nei loro tessuti, anemia, itterizia, splenomegalia o insufficienza cardiaca, che spesso portano a un aborto tra le 24 e le 28 settimane di gravidanza.
Anna Bolena è un classico esempio di questo problema, dice Whitley. Secondo alcune testimonianze (c'è ancora un grande disputa riguardo i dettagli, tra cui il numero effettivo di gravidanze), Elisabetta - prima figlia di Anna con Enrico - nacque in salute e senza complicazioni. Ma la seconda e la terza gravidanza finirono con aborti all'incirca al sesto o settimo mese.
Caterina d'Aragona ebbe fino a sei gravidanze. Solo la quinta portò alla nascita di una bimba viva e sana, una figlia chiamata Mary.
Oltre al gruppo sanguigno problematico, le ricercatrici avanzano l'ipotesi che Enrico avesse una rara malattia genetica chiamata sindrome di Mc Leod. Legata al cromosoma X, la malattia generalmente colpisce generalmente solo gli uomini, solitamente verso i 40 anni, con sintomi tra cui cardiopatia, disordini del movimento e gravi sintomi psicologici, inclusi peggioramento mentale e paranoia.
Tale malattia potrebbe spiegare molti dei disturbi fisici di Enrico, suggeriscono Whitley e Kramer. Potrebbe persino spiegare perché divenne più dispotico invecchiando e perché alla fine fece decapitare Anna.
Senza alcuna traccia genetica, comunque, non c'è modo di sapere per certo se queste teorie siano giuste, dice Retha Warnicke, storico presso la Arizona State University e autrice de The Rise and Fall of Anne Boleyn: Family Politics at the Court of Henry VIII.
Altri motivi potrebbero spiegare gli aborti, dice. Fino al tardo 19′ secolo, le ostetriche non si lavavano le mani. E ai tempi di Enrico, fino alla metà di tutti i bambini moriva prima dei 15 anni.
La demenza potrebbe spiegare i suoi cambiamenti di personalità, aggiunge Warnicke. La mancanza di esercizio, dopo una gioventù attiva, combinata con un grande appetito potrebbe averlo condotto alla sua obesità e a malattie collegate.
In conclusione, Warnicke si dimostra cauta nel commentare i risultati dello studio di Whitley e Kramer: "È una teoria interessante e forse è vera, ma non può essere provata senza prove cliniche, e non ce n'è nessuna".
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