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MISTERO
Sotto il velame
Autore: AAVV
Editore: Mimesis Edizioni

Prezzo: 11,00 Euro
Dati: p. 63
Anno: 2007

TAG: Saggi, Altro,
Descrizione:

Dalle prime intuizioni di Ugo Foscolo ai fondamentali studi di Gabriele Rossetti, da Giovanni Pascoli a René Guénon, la problematica dell'ermeneutica dantesca è stata interpretata in termini iniziatici ed esoterici e in una prospettiva intellettuale più elevata, nonostante l'ostracismo della critica dantesca ufficiale.

Il Collegio Mediolanum del Rito Simbolico Italiano, che ha curato la presente pubblicazione, ha voluto andare ancora una volta controcorrente e porre al centro dell'attenzione le opere degli autori menzionati, nell'intento di dare un contributo teso a rilanciare gli studi sui significati più profondi dell'opera dantesca, come si evince dai saggi di Piero Vitellaro Zuccarello e Luigi Della Santa.

La questione della censura delle opere concernenti l'esoterismo di Dante si intreccia con la prolungata rimozione dal panorama culturale italiano della questione delle fonti islamiche della Divina Commedia, che ancora in certa misura persiste. Tale questione fu affrontata per la prima volta in modo magistrale da Asin Palacios e recentemente dall'italianista Maria Corti. In Italia una tale rimozione è durata più a lungo che in altri paesi, a causa di un becero nazionalismo e di un malinteso senso della "cattolicità" di Dante. Anche in tale campo si è voluto cercare di dare un contributo di conoscenza con gli interventi di Angelo Iacovella e Alessandro Grossato.

Nel saggio di Grossato sono state anche esaminate le concezioni politiche universalistiche di Dante, poggianti sull'idea da lui propugnata di un impero universale spiritualmente legittimato, concezioni che si riscontrano sia nel ghibellinismo occidentale sia nell'Islam.

Infine, Marco Vannini ha fornito un raffronto fra le prospettive di Dante e quelle del grande metafisico tedesco Meister Eckhart.



Commenti:

zret - avalon.22@virgilio.it

La normalizzazione degli eretici come strumento di dominio ideologico: il caso di Dante Alighieri E´ recentemente stato pubblicato un saggio intitolato Sotto il velame. Dante fra universalità esoterica ed universalismo politico. Leggiamone la presentazione per poi riflettere su alcuni aspetti relativi alla funzione ideologica della "cultura" di regime. "Dalle prime intuizioni di Ugo Foscolo ai fondamentali studi di Gabriele Rossetti, da Giovanni Pascoli a René Guénon, la problematica dell'ermeneutica dantesca è stata interpretata in termini iniziatici ed esoterici e in una prospettiva intellettuale più elevata, nonostante l'ostracismo della critica dantesca ufficiale. Il Collegio Mediolanum del Rito Simbolico Italiano, che ha curato la presente pubblicazione, ha voluto andare ancora una volta controcorrente e porre al centro dell'attenzione le opere degli autori menzionati, nell'intento di dare un contributo teso a rilanciare gli studi sui significati più profondi dell'opera dantesca, come si evince dai saggi di Piero Vitellaro Zuccarello e Luigi Della Santa. La questione della censura delle opere concernenti l'esoterismo di Dante si intreccia con la prolungata rimozione dal panorama culturale italiano della questione delle fonti islamiche della Divina Commedia, che ancora in certa misura persiste. Tale questione fu affrontata per la prima volta in modo magistrale da Asin Palacios e recentemente dall'italianista Maria Corti. In Italia una tale rimozione è durata più a lungo che in altri paesi, a causa di un becero nazionalismo e di un malinteso senso della "cattolicità" di Dante. Anche in tale campo si è voluto cercare di dare un contributo di conoscenza con gli interventi di Angelo Iacovella e Alessandro Grossato. Nel saggio di Grossato sono state anche esaminate le concezioni politiche universalistiche di Dante, poggianti sull'idea da lui propugnata di un impero universale spiritualmente legittimato, concezioni che si riscontrano sia nel ghibellinismo occidentale sia nell'Islam. Infine, Marco Vannini ha fornito un raffronto fra le prospettive di Dante e quelle del grande metafisico tedesco Meister Eckhart". E' questa la recensione di un saggio che rivaluta l'approccio eterodosso alla Commedia. Credo che soffermarsi sull''ostracismo" che colpisce tutti gli esegeti non allineati ci dia l'opportunità per riflettere sulla dittatura "culturale" esercitata da potentati accademici, una tirannia che fa da pendant a quella politica che conculca la libertà di pensiero in questi tempi di ferro. Ammettiamo pure, per assurdo, che "il poema sacro" sia una sorta di enciclopedia del cattolicesimo, come insegnano nei licei e nelle università, con qualche rarissima e commendevole eccezione. E' intollerabile, però, che Eco, Cardini e cariatidi simili deridano chiunque tenti di proporre, pur tra molte cautele, una lettura non convenzionale del capolavoro dantesco. o di altre testimonianze culturali. Recentemente Cardini, in un suo anodino e frettoloso articolo sul Graal, ha creduto di ricondurre una tradizione tanto stratificata e densa di valori all'ortodossia essoterica, dove per ortodossia non saprei neanche che cosa si potrebbe intendere. Ortodossia rispetto a che cosa? E' forse l'ortodossia quel centone di dogmi, credenze, prescrizioni, interpretazioni... spesso in palese contraddizione tra loro agglutinatisi attorno al simbolo niceno? Il concetto comunque labile di ortodossia cambia con il tempo e con lo spazio: ma menti limitate come quelle di Cardini non possono comprendere certe sottigliezze. L'atteggiamento di Cardini è simile allo stupro perpetrato da Benigni ai danni della Commedia, tanto più grave perché compiuto da un intellettuale. Passi, infatti, che il guitto toscano profani il sublime testo dantesco con le sue grullerie e con le sue piatte chiose, rispetto alle quali i discorsi da bar sono (non è un'iperbole) dottissime dissertazioni. E' invece, scandaloso che Cardini si permetta di liquidare con molti luoghi comuni e con qualche frase ad effetto la questione del Graal, simbolo ricco di risonanze. Certamente è un'operazione ideologica, ossia il solito tentativo maldestro e sfacciato di normalizzare manifestazioni culturali insofferenti di semplicisti schemi esegetici, per ricondurle nell'alveo del cattolicesimo imperante. Tutto ciò consuona anche con un'assoluta incapacità della stragrande maggioranza degli interpreti di cogliere i significati simbolici e gli echi esoterici delle opere letterarie ed artistiche. E' ottusità ed anche autocensura: non affermo che ricordare il criptotemplarismo di Dante sia come denunciare le scie chimiche, ma poco ci manca. Orde di barbari esegeti, con tanto di credenziali accademiche, sono pronti ad assaltare l'incauto. Celestino V era legato ai Templari. E' assodato. Celestino V non è colui che per viltade fe' il gran rifiuto. E'assodato. L'Alighieri era vicino agli ideali del Templarismo: si veda anche a proposito La lupa del Purgatorio. Eppure chi ricorda l'eccentricità del Ghibellin fuggiasco rispetto all'"ortodossia", è subito considerato un blasfemo e denunciato al Tribunale dell'inquisizione. Mi sia concesso qui di fare una breve digressione sul Templarismo. E' un errore, a mio parere, sia considerare i Templari ora gli unici depositari di una dottrina iniziatica ora, al contrario, degli avidi banchieri e, peggio, i corifei di quei gruppi perversi che, dietro le quinte, dirigono i destini del mondo perseguendo scopi ignobili, almeno dal XVIII secolo. No, non penso che i Templari fossero tutti dei depravati né che fossero, anche quelli ai vertici dell'Ordine, degli iniziati ad un sapere esoterico. Come spesso avviene, tra loro dovette allignare qualche mala pianta, ma pure qualcuno operò per ripristinare i rapporti con la cultura sotterranea ebraica ed araba, di cui, non a caso, Dante fu profondo conoscitore. E' in questo ambito che si colloca appunto il Templarismo del poeta fiorentino, da intendersi probabilmente come sogno di una religione universale, di là dalle differenze confessionali. Era l'obiettivo perseguito dai Cavalieri di Cristo, ostili come Dante, all'egemonia teocratica di Roma. Dietro una parvenza di ortodossia (ma ripeto: che cos'è l'ortodossia?), essi coltivarono una dottrina tesa a recuperare pristini e perduti ideali risalenti a correnti pre-cristiane, gnostiche, egizie, archetipiche. Che poi simboli dei Templari (dal Baphomet alla croce rossa su campo bianco) siano stati mutuati per opera di confraternite "cattoliche" e para-cattoliche, per snaturarli e per stravolgerne il valore, non significa che già in origine tali emblemi rivestissero un significato malefico. I profani penetrarono nel Tempio e ne asportarono gli oggetti sacri. E' come se un bruto volesse dedicarsi alla pittura Zen. Potrà pure, ma con quali risultati? Ebbene è quello che è successo quando certe perle sono cadute nelle mani di esseri ignoranti e malvagi. Pertanto, come osservava Paolo, in suo commento, "non dobbiamo confondere la validità di una dottrina spirituale con l'indegnità dei suoi ministri (anche se non di tutti). Un conto è la qualifica spesso criminale, banditesca del clero cattolico e di altre confessioni cristiane. Un conto è la natura di una dottrina spirituale di per sé impersonale e pertanto non legata ad individualità storiche... Non dobbiamo nemmeno confondere il nucleo esoterico, spirituale del Cristianesimo con la sua estrinsecazione exoterica fatta di dogmi, coercizioni, minacce a tipo ´feedback´, violenze senza nome e soprusi a non finire". Così non si deve creare una commistione tra l´insegnamento iniziatico del Templarismo e di altre tradizioni medievali e moderne con la volgarizzazione e persino, in taluni casi, con la demonizzazione di contenuti originariamente alti per opera di loschi personaggi cui interessano solo il denaro, la lussuria, il successo, il potere ed il controllo, disvalori agli antipodi, come è evidente, dell'abnegazione e del sacrificio di sé. E' anche possibile che di antiche scuole alchemiche (lato sensu) non resti oggi più nulla o quasi: l'imbarbarimento della nostra società è a tal punto grave e capillare che, dietro parvenze di esoterismo, si nasconde solo l'abominazione. E' come se del fustagno fosse impreziosito da qualche filo d'argento a mo' di broccato. Si corre, però, il rischio, quando si cerca di scovare simboli dappertutto, prendendo lucciole per lanterne, simboli ostentati da quelli che impropriamente sono definiti Illuminati, di condannare alla damnatio memoriae lo stesso Dante che amava scrivere in modo cifrato. Il sommo autore, infatti, come notò correttamente Guénon, con la sua visione iniziatica dei tre regni oltremondani, anticipò alcuni "lessemi" della Massoneria. Questo non significa che la sua Weltanschauung debba essere confusa con gli scopi della Massoneria degenerata che oggi prevale. Il senso della giustizia, la caratura morale, la fede, l' anelito verso un´età in cui la Terra sia redenta dal male, sono del tutto incompatibili con i disvalori di congreghe che sono la grottesca, deforme caricatura di circoli iniziatici.