Nel suggestivo panorama abruzzese, a ridosso della catena del Gran
sasso, spicca, tra le alte vette montuose, la splendida struttura
di un castello dalle antiche vestigia e dal magnetico fascino medievale:
Rocca Calascio.
La zone è ben nota per aver ispirato famosi registi che hanno
deciso di girarvi altrettanto noti film quali Lady Hawke, che prende
probabilmente il nome dalla presenza di numerosi falchi che popolano
Balascio (Hawke in inglese significa "falco") con Micelle
Pfeiffer e Matthew Broderich e Conan Il Barbaro.
Il castello sorge a quasi 1500mt d'altezza e si presenta come il
più alto d'Italia e tra i più alti di tutta Europa.
Il luogo ben si presta a una fusione visiva tra l'ambiente circostante
impervio, caratterizzato da ampie formazioni calcaree e aspri paesaggi
e il bellissimo borgo, sottostante al castello, formato da casolari
bianchissimi di epoca medievale, torrette di avvistamento con funzione
protettiva e scosese viuzze dal sapore antico.
Incredibilmente coinvolgente è lo scenario che si staglia
dinnanzi agli occhi dello spettatore, fornendogli un'ampia visuale
sulle deliziose montagne che si rincorrono formando la catena del
gran Sasso e l'altopiano di Campo Imperatore.
Lo sguardo di perde verso l'orizzonte e ci si sente complici di
una natura pressoché incontaminata, ancora fedele all'atmosfera
tipicamente medievale che si respira in questo luogo.
La struttura del castello appare imponente sulla cima del monte,
mostrando le sue chiare funzioni militari e difensive. Esso, infatti,
apparteneva, in passato, all'antica Baronia di Carapelle, sotto
il dominio dei Piccolomini.
è un documento del 1380 che cita per la prima volta Rocca
Balascio parlandone come di una torre di avvistamento isolata. Ben
si sa, invece, che la costruzione della torre risale almeno intorno
all'anno 1000, se non addirittura all' epoca romana.
Se n'è così desunto che la parte centrale, la torre
a forma quadrata, appartenga all'originaria costruzione di stampo
svevo, mentre la zona circostante sempre a pianta quadrata, con
le quattro torri sugli angoli, risalga all'incirca alla prima metà
del 400.
La particolarità di questo luogo, ricco di fascino e di magia,
consiste nella sua straordinaria visibilità lungo chilometri
e chilometri quadrati, fino a grandi distanze. Rocca Calascio sembra
così voler fare da padrona sull'intero territorio circostante.
Interessantissimo è questo itinerario che attraversa una
delle zone più antiche di tutto l'Abruzzo e una delle più
ricche di resti archeologici e storici.
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Castello di Rocca calascio |
Partendo dal borgo antico è possibile arrampicarsi vero
la vetta del monte dove ammassi di pietra bianca, resti dell'antica
struttura del castello, si stagliano prepotentemente.
Entrando nella torretta del castello, salendo i gradini in pietra,
è possibile ammirare un panorama mozzafiato che guarda sui
vasti pascoli del Gran Sasso, fino al profilo silente della Maiella.
Elemento comunicatore tra le due aree è un ponticello in
legno, un tempo retrattile.
Costituendo un punto strategico dal punto di vista militare, sembra
che il castello comunicasse con le altre strutture militari disseminate
nel territorio, fino ai castelli adriatici, attraverso un particolarissimo
espediente che consisteva nel collegamento di diverse "postazioni
otticche"sparse in tutta la zona circostante, tra torce collocate
a debite distanze durante la notte e specchi durante il giorno.
Nell'area circostante il castello sono state rinvenute tracce di
insediamenti preistorici.
Al di sotto del castello si erge il piccolo borgo medievale, anch'esso
cinto da mura difensive contro gli attacchi di ospiti non graditi,
quali pirati e nemici di guerra.
Un terremoto del 1702 distrusse ne distrusse buona parte e buttò
giù un'ampia zona del già piccolo castello, in grado
di ospitare soltanto un corpo militare piuttosto scarso. Solo pochissime
case, più che altro orientate verso la parte bassa del paese,
furono ricostruite e la zona rimase disabitata dagli anni '50, preferendo
la popolazione trasferirsi nel vero e proprio paese di Calascio,
di recente costruzione.
Attualmente pochissime famiglie hanno pensato di restaurare la parte
antica di Rocca Calascio e di costruirvi un ostello in un edificio
del 400, molto suggestivo, e un piccolissimo bar, dove gentilissime
persone servono con grande garbo dolci tipici del luogo e un ottimo
caffè rigenerante.
Il borgo di Calascio è inoltre famosissimo per i diversi
musei della cultura popolare: quella della Pastorizia, dell'Arte
della lana, della Religiosità popolare, della Casa antica
e del Lavoro dei campi.
L'atmosfera che si respira tra le stradine in ciottoli scivolosi
si fa sempre più densa, man mano che si sale verso l'alto.
La vegetazione si fa sempre più fitta e cresce rigogliosa
e selvaggia tra i mattoncini delle abitazioni e le scalette pericolanti.
Di notte, a vedere il borgo dal basso, esso appare come un piccolo
presepe ma, camminando tra i viottoli, al buio, con poche luci che
illuminano il cammino, sembra di essere catapultati in tempi lontani.
Da qui, probabilmente, nascono le numerose leggende di fantasmi
e capitali di antiche monete e monili, nascosti tra le pareti delle
case.
Sono, infatti, ancora visitabili alcune costruzioni quali: la Casa
del Governatore, risalente al XV secolo, affascinante coi suoi archi
robusti e le finestre bifore; il Ricetto che deriva il suo nome
dall'alloggio dei pastori, ricco di mistero e di fascino, la cui
disposizione è ancora uguale a quella che aveva nel Medioevo.
Esso è noto per essere una delle dimore preferite di ectoplasmi
senza precisa identità e per l'ipotesi che contenga preziosi
tesori dispersi. Ancora troviamo Casa Coltelli con le sue 100 stanze
che, similmente al Ricetto, sembrerebbe nascondere, in una stanza
murata, il tesoro di famiglia. Al suo interno sono in discrete condizioni
la cappella di famiglia e un'antica torre con probabile funzione
difensiva.
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Panorama visibile dalla torre del castello |
E' così che il borgo di Calascio si arrocca sulla rupe, mostrando
al visitatore alcuni degli esempi più caratteristici di abitazioni
patrizie, con gallerie, accessi nascosti e gallerie interne che
ricordano dei passaggi segreti all'aperto.
Estella Canziani, una viaggiatrice inglese che visitò l'Abruzzo
nel 1914, rimase molto colpita dal fatto che, a Calascio , "le
contadine dalla carnagione bruna, di questa zona di montagna hanno
gli orecchini e i gioielli più sfarzosi che mai. Quasi tutte
indossano collane di stelline d'oro con filigrane e catene, anelli
d'oro e smalto di svariate fogge, ciondoli di topazi, brillanti
o pietre artificiali".
La viaggiatrice forse non sapeva che questa particolare zona dell'Abruzzo
è stata una delle più ricche di tutta Italia, grazie
alle continue e fervide attività pastorizia e commerciale,
crocevia di scambi con popolazioni straniere e confinanti.
Nella medesima area esisteva un ricco ceto sociale, costituito da
potenti mercanti e padroni di bestiame che avevano a disposizione
abbastanza capitale da commissionare gioielli e preziosi arredi
per le loro cappelle di famiglia o per le loro donne. La domanda
permise un aumento dell'attività orafa e uno sviluppo del
gusto e dell'eleganza sempre più raffinati. La forma dei
monili era originale e frutto di un'arte molto sentita nel luogo.
Il gioiello era considerato come una vera e propria opera d'arte,
l'oro o l'argento come materie prime da forgiare e da scolpire,
alla stregua di statue o armi di difesa. La funzione più
importante di questi ornamenti preziosi, infatti, aveva una doppia
valenza: estetica e magica, pragmatica ed apotropaica. La collana,
pesante e fastosa, posta sul petto della donna, serviva a salvaguardare
il suo cuore, centro vitale e dimora dell'anima. Gli orecchini,
scintillanti e tintinnanti, avevano la funzione di difendere la
donna inerme e indifesa dall'attacco di oscure forze maligne e demoniache.
Persino le pietre incastonate nei gioielli erano simboli precisi
con significati mirati, quali quello contro il malocchio e le fatture
di presunti stregoni del corallo rosso e quello di protezione della
salute della corniola.
L'aspetto misterico di questo fiabesco e meraviglioso luogo abruzzese
è, poi, arricchito dalla secolare presenza tutt'attorno di
eremi, luogo di culto di santi particolarmente devoti, che hanno
spesso suscitato e animato le fantasie popolari. Questi punti, lontani
da ogni centro abitato, sembrano guardare ai paesi disseminati sulla
montagna attorno a Balascio, come occhi che spiano dall'interno
di foreste e boschi ancor oggi incontaminati e intatti rispetto
al passato. E' qui che la notte, spesso, con la luna piena, si odono
gli ululati e i canti lugubri ma altrettanto affascinanti dei lupi,
famosi in Abruzzo per aver fomentato paure e timori di famiglie
e contadini, preoccupati di difendere il loro bestiame ma anche
per l'ombra diabolica che questo straordinario animale, da sempre,
sembra portare con sé.
E i misteri degli eremi, le leggende delle fantasie popolari si
risvegliano e offrono le proprie affascinanti storie a pellegrini
e visitatori, sempre numerosi, le cui voci si sposano ai ricchi
colori di viole gialle e blu e di rare orchidee, tra le selvagge
pendici del Monte Brancastello, dove, alla luna, non è raro
ascoltare i concerti dei lupi, testimoniati anche da tanti viaggiatori
e pastori dei secoli scorsi.
di Paola Mastrorilli
nyamh@libero.it
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