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17 Marzo 2004 STORIA
Luigi Bavagnoli e Riccardo Pasquino
Tholos del pozzo
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Sala Biellese. Mottarone immerso nella pineta sulla destra della strada che da Sala Biellese conduce a Zubiena con intorno un sentiero artificiale che sale a spirale sulla sommità dove sono presenti diverse costruzioni tra cui una camera semicircolare con all'interno alcune sedute.
Particolare è una grande vasca con fontana che reca un bassorilievo datato 1930 ed accompagnato dalla cifra VIII in numeri romani indicante l'ottavo anno dell'era fascista, accompagnato da un fascio littorio.
Resti di un palchetto in cui si notano particolari decorativi di gusto campestre come il corrimano della scala realizzato in cemento a imitazione di robusti rami d'albero intrecciati.
Sulla sommità piana della collina si trova anche una costruzione simile ad una cappella di modeste dimensioni ed una vasca rotonda in cemento poco più piccola.
Degno di nota è il parapetto del pozzo che comunica con la stanza sotterranea.

Note sull'architettura
Nella Storia dell'arte antica sono chiamate con lo stesso nome due tipi di costruzione che non hanno apparentemente nulla in comune se non la forma circolare.
Tholos significa magazzino circolare sotterraneo o semisotterraneo. Ciò non toglie che siano detti tholos anche i templi circolari più tardi (300 a.C) a cui si ispirarono i romani
e più tardi alcuni architetti neoclassici come il Vitoli.
Le tombe costruite a forma di tholos sono tipiche dell'area micenea e più in generale ellenistica. Le più antiche risalgono al XIII-XV secolo a.C e sono costituite proprio da una grande sala a pianta circolare con volta a corsi anulari di pietra aggettanti gli uni sugli altri, dalla forma ad alveare, a cui si giunge attraverso lunghi corridoi grossolanamente voltati detti "dromos".


L'orientamento perfetto doveva già essere una fissazione degli antichi e infatti lo ritroviamo puntuale a Sala. Le più belle tra le più antiche rinvenute erano rivestite internamente di grosse pietre, le più grezze scavate nella roccia viva. Con il passare del tempo le pietre del rivestimento si rimpicciolirono sempre più. Esempi italiani sono nella Magna Grecia, in pochi ritrovamenti romani e più frequentemente nell'area etrusca.
È inutile dire che quello di Sala è un rifacimento piuttosto recente e mi sento di escludere una maggiore antichità. Il massimo a cui posso arrivare, se si vuole considerare un parallelo con Saletta è il 1850 ma credo che sia ancora più recente. Per il momento mi fermo qui, rimando ulteriori precisazioni che avrei già a successivi studi di conferma.

Descrizione ipogeo
Si tratta di una stanza sotterranea costruita quasi al centro del mottarone, rivestita in muratura e avente al centro della volta la canna del pozzo visibile all'esterno.
Tale stanza è accessibile da una galleria in muratura situata alla base della collina (chiamata "galleria dell'acqua").
Da notare il modo, piuttosto economico, adoperato per disporre i mattoni nel creare la volta. Sono infatti disposti perpendicolarmente rispetto a quelli utilizzati nelle pareti. Il contro è una minore stabilità ed una più modesta resa estetica.
Raggiunta la stanza, una seconda galleria ricavata lungo lo stesso asse della precedente prosegue in sempre in direzione est-ovest verso l'altra estremità del mottarone.
Questa galleria ("galleria dell'aria") non è rivestita in muratura ed il terreno misto pietre si autosostiene. Poco prima della sua fine vi è un pericoloso smottamento che impedisce l'uscita in una stanza esterna alla collina simile ad una piccola cappella di sepoltura con ripiani laterali.
Nella stanza sotterranea, dalla pianta circolare, si trovano abbozzate altre due gallerie mai cavate, disposte lungo l'asse nord-sud.

Stato dell'ipogeo
È una costruzione abbandonata e la mancanza del rivestimento in mattoni della galleria dell'aria lascia pensare proprio ad un lavoro incompiuto.
Ulteriori tracce della incompiutezza della costruzione sono gli accenni di muratura presenti all'inizio della galleria dell'aria e sui due "portali" presenti sull'asse nord-sud, da dove si sarebbero dipartite le gallerie "della terra" e "del fuoco" mai ultimate.
A pochi metri dall'esterno dell'imbocco della galleria dell'acqua si trova un tavolino circolare in cemento, realizzato con lo stesso stile delle costruzioni presenti sulla sommità della collina.
È da notare la completa assenza di scritte spray o di altri segni di vandalismo, tipici dell'inciviltà dimostrata dagli ignoranti presso molti luoghi abbandonati.

Note storiche
Il terreno è di proprietà dalla famiglia Rivetti, residente in Svizzera che affitta il terreno a locali.
Ipotizzando che la costruzione sotterranea fosse stata voluta per fini massonici o esoterici, si potrebbe comprendere l'orientamento delle gallerie ed eventuali misteri come il passaggio segreto nascosto nella nicchia della galleria dell'acqua.
Lo stato di abbandono potrebbe essere spiegato dal fatto che tale ambiente fosse stato fortemente voluto dai membri più anziani della famiglia, deceduti durante la realizzazione e che quindi i successori non avessero più avuto interesse a spendere soldi nella costruzione di tale luogo, trasferendosi altrove.

Note e particolari
A circa metà lunghezza della galleria dell'acqua si trovano delle strane nicchie realizzate nelle pareti, a pochi centimetri di altezza dal suolo. Sono tre per lato e molto ravvicinate tra di loro.
Anch'esse non sono mai state ultimate ed al loro interno è visibile la terra cavata durante lo scavo cieco del mottarone.
Una nostra precedente ed approssimativa ipotesi aveva valutato il fatto che si trattasse di condotti di areazione o di manutenzione ma sono troppo vicine tra di loro, troppo in basso e troppo larghe. Inoltre non si spiegherebbe una così alta concentrazione (sei in tutto) in pochi metri di sviluppo mentre nel resto della galleria, l'unica del resto a possedere il rivestimento in mattoni, non compaiono.
Importante è stata invece la scoperta del 15 Nov 2003. La prima nicchia a destra è l'unica che presenta una profondità e un rivestimento delle pareti interne in mattoni di circa 52 cm. A differenza delle altre cinque nicchie, in cui la terra compatta impedisce ogni ulteriore proseguimento, nella prima nicchia lo scavo prosegue oltre il limite dei mattoni, lasciando addirittura intravedere una cavità comunicante almeno con la parte superiore della volta del "dromo".
Attraverso questo varco, anche se restando pressoché schiacciati tra la muratura e la terra sovrastante che non appoggia assolutamente sul rivestimento della cavità, si può osservare come il terreno scavato sia in grado di sostenersi autonomamente.

Anzi, sono presenti alcune pietre ed alcuni mattoni incastrati sia in altezza che lateralmente in questo spazio.
Vi sono due teorie in merito. La prima ritiene che si tratti di un'intercapedine creata ai fini di isolamento per il ricambio di aria.
La seconda teoria suppone al contrario che lo spazio presente tra la muratura sottile (13 cm, una testa di mattone) di rivestimento del corridoio sia dovuta semplicemente agli inconvenienti di uno scavo che per forza di cose risulta irregolare e del tentativo di regolarizzarlo/rifinirlo mediante il rivestimento stesso. Lo spazio in mezzo sarebbe quindi solo uno spazio di risulta.
Le nicchie avrebbero potuto essere completate ma non è stato così. Può darsi che in un caso solo, la prima nicchia, si sia iniziato a scavare più in profondità per poi completare il tutto con una parete di fondo mai realizzata. Le altre presentano i tratti tipici del non finito.
Esaminati i presunti precedenti esoterici / massonici della famiglia Rivetti è possibile che tale antro fosse stato adoperato come nascondiglio o un ripostiglio nascosto.

di Luigi Bavagnoli e Riccardo Pasquino
luigi.bavagnoli@tin.it
www.teses.net