Sala Biellese. Mottarone immerso nella pineta sulla destra della
strada che da Sala Biellese conduce a Zubiena con intorno un sentiero
artificiale che sale a spirale sulla sommità dove sono presenti
diverse costruzioni tra cui una camera semicircolare con all'interno
alcune sedute.
Particolare è una grande vasca con fontana che reca un bassorilievo
datato 1930 ed accompagnato dalla cifra VIII in numeri romani indicante
l'ottavo anno dell'era fascista, accompagnato da un fascio littorio.
Resti di un palchetto in cui si notano particolari decorativi di
gusto campestre come il corrimano della scala realizzato in cemento
a imitazione di robusti rami d'albero intrecciati.
Sulla sommità piana della collina si trova anche una costruzione
simile ad una cappella di modeste dimensioni ed una vasca rotonda
in cemento poco più piccola.
Degno di nota è il parapetto del pozzo che comunica con la
stanza sotterranea.
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Note sull'architettura
Nella Storia dell'arte antica sono chiamate con lo stesso nome due
tipi di costruzione che non hanno apparentemente nulla in comune
se non la forma circolare.
Tholos significa magazzino circolare sotterraneo o semisotterraneo.
Ciò non toglie che siano detti tholos anche i templi circolari
più tardi (300 a.C) a cui si ispirarono i romani
e più tardi alcuni architetti neoclassici come il Vitoli.
Le tombe costruite a forma di tholos sono tipiche dell'area micenea
e più in generale ellenistica. Le più antiche risalgono
al XIII-XV secolo a.C e sono costituite proprio da una grande sala
a pianta circolare con volta a corsi anulari di pietra aggettanti
gli uni sugli altri, dalla forma ad alveare, a cui si giunge attraverso
lunghi corridoi grossolanamente voltati detti "dromos".
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L'orientamento perfetto doveva già essere una fissazione
degli antichi e infatti lo ritroviamo puntuale a Sala. Le più
belle tra le più antiche rinvenute erano rivestite internamente
di grosse pietre, le più grezze scavate nella roccia viva.
Con il passare del tempo le pietre del rivestimento si rimpicciolirono
sempre più. Esempi italiani sono nella Magna Grecia, in pochi
ritrovamenti romani e più frequentemente nell'area etrusca.
È inutile dire che quello di Sala è un rifacimento
piuttosto recente e mi sento di escludere una maggiore antichità.
Il massimo a cui posso arrivare, se si vuole considerare un parallelo
con Saletta è il 1850 ma credo che sia ancora più
recente. Per il momento mi fermo qui, rimando ulteriori precisazioni
che avrei già a successivi studi di conferma.
Descrizione ipogeo
Si tratta di una stanza sotterranea costruita quasi al centro del
mottarone, rivestita in muratura e avente al centro della volta
la canna del pozzo visibile all'esterno.
Tale stanza è accessibile da una galleria in muratura situata
alla base della collina (chiamata "galleria dell'acqua").
Da notare il modo, piuttosto economico, adoperato per disporre i
mattoni nel creare la volta. Sono infatti disposti perpendicolarmente
rispetto a quelli utilizzati nelle pareti. Il contro è una
minore stabilità ed una più modesta resa estetica.
Raggiunta la stanza, una seconda galleria ricavata lungo lo stesso
asse della precedente prosegue in sempre in direzione est-ovest
verso l'altra estremità del mottarone.
Questa galleria ("galleria dell'aria") non è rivestita
in muratura ed il terreno misto pietre si autosostiene. Poco prima
della sua fine vi è un pericoloso smottamento che impedisce
l'uscita in una stanza esterna alla collina simile ad una piccola
cappella di sepoltura con ripiani laterali.
Nella stanza sotterranea, dalla pianta circolare, si trovano abbozzate
altre due gallerie mai cavate, disposte lungo l'asse nord-sud.
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Stato dell'ipogeo
È una costruzione abbandonata e la mancanza del rivestimento
in mattoni della galleria dell'aria lascia pensare proprio ad un
lavoro incompiuto.
Ulteriori tracce della incompiutezza della costruzione sono gli
accenni di muratura presenti all'inizio della galleria dell'aria
e sui due "portali" presenti sull'asse nord-sud, da dove
si sarebbero dipartite le gallerie "della terra" e "del
fuoco" mai ultimate.
A pochi metri dall'esterno dell'imbocco della galleria dell'acqua
si trova un tavolino circolare in cemento, realizzato con lo stesso
stile delle costruzioni presenti sulla sommità della collina.
È da notare la completa assenza di scritte spray o di altri
segni di vandalismo, tipici dell'inciviltà dimostrata dagli
ignoranti presso molti luoghi abbandonati.
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Note storiche
Il terreno è di proprietà dalla famiglia Rivetti,
residente in Svizzera che affitta il terreno a locali.
Ipotizzando che la costruzione sotterranea fosse stata voluta per
fini massonici o esoterici, si potrebbe comprendere l'orientamento
delle gallerie ed eventuali misteri come il passaggio segreto nascosto
nella nicchia della galleria dell'acqua.
Lo stato di abbandono potrebbe essere spiegato dal fatto che tale
ambiente fosse stato fortemente voluto dai membri più anziani
della famiglia, deceduti durante la realizzazione e che quindi i
successori non avessero più avuto interesse a spendere soldi
nella costruzione di tale luogo, trasferendosi altrove.
Note e particolari
A circa metà lunghezza della galleria dell'acqua si trovano
delle strane nicchie realizzate nelle pareti, a pochi centimetri
di altezza dal suolo. Sono tre per lato e molto ravvicinate tra
di loro.
Anch'esse non sono mai state ultimate ed al loro interno è
visibile la terra cavata durante lo scavo cieco del mottarone.
Una nostra precedente ed approssimativa ipotesi aveva valutato il
fatto che si trattasse di condotti di areazione o di manutenzione
ma sono troppo vicine tra di loro, troppo in basso e troppo larghe.
Inoltre non si spiegherebbe una così alta concentrazione
(sei in tutto) in pochi metri di sviluppo mentre nel resto della
galleria, l'unica del resto a possedere il rivestimento in mattoni,
non compaiono.
Importante è stata invece la scoperta del 15 Nov 2003. La
prima nicchia a destra è l'unica che presenta una profondità
e un rivestimento delle pareti interne in mattoni di circa 52 cm.
A differenza delle altre cinque nicchie, in cui la terra compatta
impedisce ogni ulteriore proseguimento, nella prima nicchia lo scavo
prosegue oltre il limite dei mattoni, lasciando addirittura intravedere
una cavità comunicante almeno con la parte superiore della
volta del "dromo".
Attraverso questo varco, anche se restando pressoché schiacciati
tra la muratura e la terra sovrastante che non appoggia assolutamente
sul rivestimento della cavità, si può osservare come
il terreno scavato sia in grado di sostenersi autonomamente.
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Anzi, sono presenti alcune pietre ed alcuni mattoni incastrati
sia in altezza che lateralmente in questo spazio.
Vi sono due teorie in merito. La prima ritiene che si tratti di
un'intercapedine creata ai fini di isolamento per il ricambio di
aria.
La seconda teoria suppone al contrario che lo spazio presente tra
la muratura sottile (13 cm, una testa di mattone) di rivestimento
del corridoio sia dovuta semplicemente agli inconvenienti di uno
scavo che per forza di cose risulta irregolare e del tentativo di
regolarizzarlo/rifinirlo mediante il rivestimento stesso. Lo spazio
in mezzo sarebbe quindi solo uno spazio di risulta.
Le nicchie avrebbero potuto essere completate ma non è stato
così. Può darsi che in un caso solo, la prima nicchia,
si sia iniziato a scavare più in profondità per poi
completare il tutto con una parete di fondo mai realizzata. Le altre
presentano i tratti tipici del non finito.
Esaminati i presunti precedenti esoterici / massonici della famiglia
Rivetti è possibile che tale antro fosse stato adoperato
come nascondiglio o un ripostiglio nascosto.
di Luigi Bavagnoli e Riccardo Pasquino
luigi.bavagnoli@tin.it
www.teses.net
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