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28 Gennaio 2004 STORIA
Ferdinando Catalano
Archeologia e problemi di cronologia biblica
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Circa 125 anni fa, J. Mathieu in un saggio sulla civiltà egiziana affrontò il problema del rapporto tra le cronologie dinastiche dei faraoni (così come le ha tramandate lo storico egiziano Manetone) e la cronologia biblica e giunse alla seguente conclusione: visto che la prima dinastia risale al 4.845 a.C. ed il Diluvio al 2.619 a.C. allora la narrazione del Diluvio non può che essere una favola!
Fidando sulla fondatezza della fonte, J. Mathieu aveva subito spodestato il racconto biblico e compiuto un'operazione che, non unica nel suo tempo, tendeva a togliere credibilità ad un testo che fino al XIX secolo aveva avuto attacchi di ogni genere, ma che ora elementi storiografici, di critica letteraria e archeologici ne cercavano di decretare la fine.
Apriamo ora una parentesi sul mondo dell'archeologia, rimandando di un po' il problema della storia egiziana, visto che questo nuovo strumento poteva gettare nuova luce sui fatti e personaggi biblici: questa disciplina, vestitasi di panni adulti dopo una fase diremmo pionieristica, ha molte volte fornito testimonianze a favore di "fatti" biblici.
Talvolta l'archeologia ha perfino rivendicato la Bibbia a dispetto dei suoi detrattori critici. Famoso è il saggio di W. Keller, noto archeologo tedesco, tutto improntato a confermare che la Bibbia aveva ragione.
Diciamo subito che l'archeologia ha potuto rispondere a domande come: ci fu un crollo delle mura di Gerico attorno al XIV secolo a.C.? senza tuttavia pervenire a conclusioni definitive e assolute. Come scienza umana, cioè essa si dota di strumenti in cui l'interpretazione umana si sovrappone alla serie di indizi che gli strumenti propri della scienza forniscono.
L'archeologo è come il detective che di fronte alle prove indiziali elabora un ragionamento deduttivo e induttivo per ricavare la sua tesi. Facendo ciò sovrappone alla testimonianza "muta" dei reperti la sua ansia di voler smentire o confermare fatti, a lui già noti, che gli permetteranno di ricostruire un mosaico o di demolire una teoria, utilizzando ragionamenti che possono essere tutt'altro che infallibili. Insomma l'archeologia conferma la Bibbia per quanto concerne il problema della possibile individuazione di fatti o località bibliche; non sostiene la certezza di un testo che, per essere sorretto, ha bisogno della fede (anche se questa può essere rafforzata da elementi corollari che l'archeologia fornisce).
L'incertezza delle conclusioni archeologiche non può però minare il campo della razionalità: ed è qui che, ad esempio, la storia egiziana può mettere in crisi la cronologia biblica per quanto attiene al Diluvio. Se la civiltà faraonica è iniziata prima del Diluvio, come poteva essa essere cancellata drasticamente dal Diluvio per poi rifiorire ancora? Ecco che allora torniamo a Manetone!
Lo scrittore egiziano Manetone, III sec. a.C., pubblicò l'Aegiptiaca, ovvero la storia egiziana, si dice, per screditare Erodoto (V sec. a.C.). Di quest'opera ormai smarrita rimangono frammenti in altri documenti storici (G. Flavio in "Contra Apionem"). Tuttavia già nell'età ellenistica le tracce dell'Aegiptiaca sembrano alterate.
Nella "cronologia" di G.Sincello ci è pervenuta l'Epitome, una lista di sovrani egiziani con rare e scarne notizie storiche contenenti informazioni sulla durata dei regni in anni arrotondati. Si può constatare come la suddivisione di Manetone sia decisamente diversa dai periodi storici calcolati dai moderni egittologi. Errori introdotti ricopiando nomi e cifre, rendono il testo non fedele all'originale.
Esistono oggi altri documenti come il "Canone di Torino" e gi "Annali di Palermo" che consentono di ricostruire gli elenchi dei faraoni fino alla XIX dinastia. Sulla attendibilità di questi documenti pseudomanetoniani è tuttavia lecito nutrire serie riserve. Basterebbe pensare che nel corso degli ultimi 120 anni la cronologia egiziana è stata ricostruita diverse volte ed in particolare la data della prima dinastia (unificazione dell'Alto Regno con il Basso Regno sotto il Re Menes) rimane ancora molto dubbia. Ecco un campionario di date proposte da vari egittologi che si commenta da sè:
Secondo la prima dinastia comincia nel

Champollion 5.867 a.C.
Mariette 5.004 a.C.
Lauth 4.157 a.C.
Lepsius 3.892 a.C
Breasted 3.400 a.C
Meyer 3.180 a.C.
Wilkinson 2.320 a.C.
Palmer 2.224 a.C.

A queste si aggiunga quella popolare oggi fra gli storici, del 2.900 circa a.C. (età del Bronzo Antico). Fonti astronomiche egiziane sulle fasi lunari ed il sorgere della stella Sothis (costellazione del Cane) permetterebbero di compilare una tavola cronologica che indica le seguenti date approssimative per le varie dinastie:

Culture predinastiche ~3.000-2.850
I-IV dinastia ~2.850-2.200
VII-XII dinastia ~1.786-1.085
XIII-XX din. ~1.786-1.085
XXI-XXI din. ~1.085-332

Tuttavia anche i dati astronomici non consentono di ricostruire una cronologia attendibile. Infatti l'anno "sotiaco" egiziano era stabilito come intervallo di tempo trascorso tra due successive apparizioni all'orizzonte della stella Sothis. Ma il sorgere di quella stella all'orizzonte, una volta all'anno, avviene con un ritardo che non è costante nel tempo. Le osservazioni astronomiche erano fatte a quel tempo ad occhio nudo e così ci si poteva sbagliare anche di un giorno! Ora un errore di calcolo anche solo di un giorno può spostare la data di un documento anche fino a 120 anni o dopo la data effettiva. Le datazioni per la prima dinastia, come si può constatare, sono talmente divergenti tra loro e ciascuna, individualmente, considerata dai suoi proponenti così attendibile che è praticamente impossibile decidere quale sia quella esatta. Questo scetticismo nei confronti dell'attendibilità della cronologia egiziana è frutto di continui aggiustamenti relativi ad una vasta gamma di eventi storici la cui datazione è stata spesso cambiata per sopravvenute scoperte archeologiche o documentali: si pensi al codice di Hammurabi, ritenuto risalente fino a pochi anni fa al 2.397 a.C. ed ora collocato in un periodo che va dal 1.840 a.C. al 1.700 a.C.
In merito alla dubbia attendibilità della cronologia egiziana per l'inizio del regni di Menes (prima dinastia) si può altresì consultare il "Commentario Biblico" di H.H. Halley, ed. Centro Biblico - Napoli, 1987, p.73-75.
Alcuni egittologi ritengono che la ragione delle enormi differenze per l'inizio della prima dinastia sia dovuta al fatto che il lavoro di Manetone sia stato tramandato solo in citazioni incerte riportate in altri documenti antichi. In tali documenti la lunghezza di una stessa dinastia faraonica non è mai costante ed è probabilmente diversa dall'originale calcolata da Manetone.
Infine altri ancora suppongono che alcune dinastie rappresentano regni venuti alla ribalta della storia egiziana simultaneamente nell'Alto Egitto e nel Basso Egitto, la quale cosa ridurrebbe ulteriormente la data dell'inizio della prima dinastia (G.Barton, Archaelogy and the Bible, Philadelphia, American Sunday School Union 1941, p.11).
 Abydos. La lista dei Re.

IL CALENDARIO EGIZIANO

Abbiamo precedentemente affermato che la cronologia egiziana è di dubbia attendibilità e che pertanto non è in grado di invalidare il racconto biblico che colloca il Diluvio al 2.370 a.C. Per giustificare pienamente questa affermazione, a prescindere dalle evidenti divergenze degli stessi egittologi, è opportuno dare alcuni ragguagli sul calendario egiziano.
Gli antichi egiziani contavano gli anni basandosi sulle piene periodiche del Nilo e sul sorgere eliaco della stella Sothis (Sirio della costellazione del Cane Maggiore).
Il periodo di tempo tra due successive osservazioni della stella (detto anno sotiaco) veniva suddiviso in 12 mesi di 30 giorni con l'aggiunta di 5 giorni detti epagomeni.
Pertanto l'anno civile egiziano era di 365 giorni.
Noi sappiamo però che l'anno astronomico è di 365 giorni e ¼ di giorno circa e che gli egiziani non registravano questa differenza nei loro calendari (come facciamo attualmente con gli anni bisestili). Ciò significa che ad ogni periodico apparire della stella Sothis all'orizzonte, si accumulava un ritardo pari a circa ¼ di giorno per ogni anno del calendario egiziano. In un arco di tempo pari a 4 anni il ritardo era di un giorno. Per poter osservare il sorgere della stella nello stesso punto era così necessario attendere 1.460 anni (cioè 4 x 365). Per un periodo di tempo pari alla metà, cioè 730 anni, accadeva che Sothis sorgesse nel punto in cui 730 anni prima tramontava.
Un documento che ci perviene da Erodoto (storico greco del V° sec. a.C.) conferma la struttura del calendario e, indirettamente, i grossolani errori che lo stesso Erodoto aveva commesso. Egli infatti riferisce nelle sue Storie che fino ai suoi giorni si erano contate 341 generazioni dall'insediamento della prima dinastia faraonica e che in questo periodo di 11.340 anni "il Sole si era per quattro volte allontanato dal suo corso abituale: due volte sorse là dove di solito tramontava e due volte là dove di solito sorge" [5].
E' evidente che l'effettivo periodo di tempo è di molto inferiore, in quanto vale 1.460 x 2 = 2.920 anni. Forse proprio per questo lo storico egiziano Manetone fu spinto a scrivere l'Aegiotiaca, per rettificare i dati di cui Erodoto era in possesso.
Come si è detto prima, il sorgere della stella Sothis era eliaco, ovvero avveniva in congiunzione con il sorgere del Sole e ciò contribuiva a determinarne ulteriori incertezze: l'intervallo di osservazione era reso difficile dal fatto che appena la stella spuntava sopra l'orizzonte, il Sole ne annullava la visione con la sua luminosità.
Mediante l'astrolabio è possibile attualmente prevedere alle nostre latitudini il sorgere Sirio: indicativamente la stella appare all'orizzonte verso la fine della terza settimana di luglio in coincidenza con il sorgere del Sole (verso le 5) e nella stessa direzione. Per poter rettificare la cronologia egiziana ed adattarla al nostro calendario si è fatto ricorso a documenti egiziani originali in cui vi fosse un qualche riferimento al calendario locale.
Nel 1899 il famoso archeologo tedesco Ludwig Borchard, scoprì i papiri di "Kahun" e tra questi documenti un foglietto recava l'indicazione che nel "tal" giorno del calendario egiziano civile sarebbe sorta all'orizzonte la stella di Sothis.
A titolo di esempio, si supponga che l'indicazione trovata nel documento si riferisse ad un giorno che, nel nostro calendario, corrisponde al 19 luglio. Ora noi sappiamo con certezza che la stella Sirio è apparsa all'orizzonte, lo stesso giorno dell'anno, nel 1.958 d.C.
In base a ciò la data del documento deve risalire ad un multiplo intero di 1.460 anni e cioè 1.460 - 2.920 - 4.280 - 5.840 ... anni prima rispetto il 1.958 d.C.
Il contenuto ed il contesto storico determinano quindi la data del documento. Sfortunatamente, a causa delle difficoltà di osservazione visiva già spiegate, gli astrologi egiziani potevano determinare il sorgere di Sothis con l'incertezza di un giorno [6] e questo errore, cumulandosi nel tempo, non consente di poter risalire alla data delle prime dinastie faraoniche, a meno di non volersi affidare alle proprie congetture. Come abbiamo già riferito, tra la stima più alta, quella di Champollion che fissa la dinastia al 5.867 a.C e la stima più bassa, quella di Palmer che la fissa al 2.224 a.C. la differenza è di ben 3.643 anni!
Prima di concludere, ritorniamo brevemente alle affermazioni fatte da J.Mathieu all'inizio. La questione sollevata non è da poco. La civiltà egiziana infatti non può essere vissuta a cavallo del Diluvio noetico (2.370 a.C.).
Sarebbe assurdo credere che tale civiltà, inghiottita dal Diluvio, si sia successivamente ricostituita dopo quella catastrofe, quasi senza soluzione di continuità.
La ragione dunque impone che la civiltà dei faraoni sia vissuta prima o dopo il Diluvio. Le date proposte per l'inizio della prima dinastia sono così poco attendibili che preferiamo attenerci al racconto biblico nel quale si parla della schiavitù in terra d'Egitto del popolo ebraico dopo il Diluvio. Peraltro alla estrema vaghezza del calendario egiziano la Bibbia risponde con una cronologia di incredibile puntualità:

"il seicentesimo anno della vita di Noè, nel secondo mese, il diciasettesimo giorno del mese, in quel giorno tutte le sorgenti delle vaste acque dell'abisso si ruppero e le cateratte dei cieli si aprirono..." (Genesi 7:11)

"Ora l'anno seicentesimo primo, nel primo mese, il primo giorno del mese, avvenne che le acque si erano prosciugate sulla terra..." (Genesi 8:13)

di Ferdinando Catalano