sei in Home > Mistero > Articoli > Dettaglio Articoli
29 Ottobre 2003 MISTERO
Guglielmo Gualandi
Le oche di Diodoro Siculo
DOWNLOAD PDF 284 KB


Una delle molte ragioni che spingono allo studio dell'antica civiltà egizia, consiste nel fatto che, oltre ai molti quesiti ai quali è difficile dare risposte credibili, ci sono anche aspetti meno noti, ma non meno affascinanti.
Un caso che a me sembra straordinario, nella sua apparente semplicità, si riferisce alle considerazioni di Diodoro Siculo a proposito degli allevatori di oche.(1)
Procediamo con ordine ed inquadriamo il tema, prima di entrare nel merito.
Le immagini che ci parlano della civiltà egizia dai muri delle tombe, dei templi o dei papiri rinvenuti, ci fanno sapere che i contadini della valle del Nilo erano particolarmente esperti nelle pratiche agricole e nell'allevamento del bestiame, compresi quelli che noi chiamiamo animali da cortile.
L'allevamento del bestiame doveva rappresentare un'attività molto importante se, almeno fino all'undicesima dinastia, il passare del tempo veniva indicato con il numero dei "censimenti biennali del bestiame".
Sulla Pietra di Palermo, l'ottavo anno del regno del Re Ninutier della II dinastia, è ricordato come "la quarta volta del censimento" e, nelle dinastie successive, l'indicazione è diventata più esplicita, infatti l'iscrizione di una stele della V dinastia, dedicata al Re Neferirkerè, inizia dicendo "anno della quattordicesima volta del censimento dei buoi e dei piccoli animali" indicando così il 28° anno di regno di quel Re.(2)
Un altro segno dell'importanza degli animali la troviamo nella loro numerosa e varia presenza nei geroglifici e fra le rappresentazioni metaforiche degli dei; ricordiamo come fra i molti animali il geroglifico "oca" accompagnato dall'opportuno determinativo, significava "figlio o figlia".
Le oche, le anatre ed altri uccelli palustri erano oggetto di caccia e rappresentavano una buona fonte di alimenti per gli egizi.

 

Eccolo un uccellatore che, dopo aver chiuso la rete della sua trappola sugli uccelli, ha iniziato a prelevarli uno ad uno per riporli in un cesto.
La decorazione muraria è nella tomba di Beni Hassan, come appare in un disegno dell'egittologo Ippolito Rosellini.
Anche nella mastaba del funzionario della V dinastia, Nefermaat e di sua moglie Atet, a Meidun, è stata trovata una splendida rappresentazione di oche al pascolo(3); per la essenzialità dei tratti e della disposizione dei colori, sembra che quelle oche si muovano becchettando sementi, insetti e vermi individuati fra le erbe di un prato.

Oche ed anatre, oltre ad essere cacciate, erano anche oggetto di un attento allevamento e la loro macellazione avveniva con un sistema di lavorazione "a catena".
Nella tomba di Pehsukher , un funzionario attivo sotto il regno di Thutmosis III, sono stati rappresentati due uomini, uno dei due potrebbe essere un prigioniero "asiatico", a giudicare dalla capigliatura e dalla barba, i due sono intenti a spennare e poi svuotare dalle interiora le oche prima di predisporle in bella fila, pronte per la cottura o la vendita.

 

Non sfugga il particolare della suddivisione del lavoro, uno dei cardini sui quali si basava l'elevata produttività del lavoro degli egizi.
Abbiamo definito l'interesse degli egizi per il bestiame in generale e per i pennuti in particolare, adesso possiamo vedere cosa ne dice lo storico Diodoro Siculo il quale ha visitato l'Egitto al tempo della centottantesima Olimpiade quindi fra il 59 ed il 56 a.C., quando le centurie romane erano ormai ai confini.
Lo storico greco ha parlato con i sacerdoti ed ha frequentato la Biblioteca ed il Museo di Alessandria, ebbe quindi modo di interessarsi dei molti aspetti della cultura e della storia di quel popolo, senza dimenticare di interessarsi delle attività degli artigiani e dei contadini.
Nel Cap. 74 del Primo Libro della Biblioteca Storica.(4) Diodoro ha scritto:

"E se è vero che dagli antenati hanno imparato molte nozioni relative ai modi migliori di custodire ed allevare bestiame. non è men vero che molte innovazioni sono dovute al personale interesse che essi mostrano in tale attività; e il motivo di maggiore ammirazione, per l'eccezionale impegno applicativo, è costituito dal fatto che gli avicoltori e gli allevatori di oche, oltre al modo di riproduzione naturale di questi animali noto a tutti, riescono ad ottenere un numero incredibile di volatili grazie alla loro particolare abilità tecnica: infatti l'incubazione delle uova non è lasciata agli animali ma realizzata artificialmente in modo che genera stupore, in quanto l'intelligenza e la tecnica dell'uomo non sono inferiori ai processi della natura..."

Ma vi rendete conto? Oltre duemila anni fa, e chissà da quanto tempo, gli allevatori egiziani praticavano l'incubazione artificiale per alzare la percentuale di nascite dalle uova destinate alla riproduzione! A me sembra una notizia che meriterebbe da sola un trattato. Non vorrei sbagliare, ma credo che il ricorso all'incubazione artificiale delle uova sia una tecnica di recente applicazione. Solo che gli agricoltori egiziani ci hanno preceduto di qualche decina di secoli!
A me sembra che quest'episodio sia importante per sostenere come gli antichi testimoni abbiano riconosciuto che la grandezza della civiltà egizia superiore a quella dei popoli coevi; possiamo aggiungere che, per diversi aspetti, sia stata superiore anche a quella di molti popoli di epoche successive.
Diodoro era uno storico, e gli altri visitatori greci che hanno visitato l'Egitto, prima e dopo di lui, erano uomini di cultura, persone che si sapevano di matematica, di astronomia, persone predisposte al ragionamento filosofico, ma erano anche persone poco attente al "dettaglio tecnico".
Se Erodoto ha avuto occasione di conoscere l'usanza egiziana di usare l'incubazione artificiale, è probabile che la abbia collocata fra le tante "usanze strane" di quel popolo, quando Diodoro si trovò di fronte alla stessa "usanza", ha avuto il merito di rendersi conto che non era solo una "usanza strana" ma era una applicazione tecnica straordinaria ed infatti ci ha comunicato tutto il suo stupore.
Molti egittologi hanno certamente letto la Biblioteca Storica ma non hanno nemmeno prestato attenzione allo stupore di Diodoro eppure, quella "strana usanza", porta con se notevoli implicazioni tecniche.


Ad esempio, per far si che le uova si schiudano lasciando uscire il pulcino che è cresciuto al suo interno, bisogna che la temperatura oscilli entro limiti ben precisi; se la temperatura si abbassa troppo l'embrione muore, se la temperatura si alza oltre un giusto limite, si ottengono delle uova sode.
Allora, come hanno fatto a controllare la temperatura?
Non voglio insinuare l'idea che disponessero di strumenti "moderni" per l'erogazione ed il controllo della temperatura; voglio dire che, evidentemente, conoscevano una tecnica capace di svolgere la stessa funzione, ma gli osservatori non avevano la sufficiente cultura per chiedersi come potesse funzionare quella "macchina straordinaria".
Come conseguenza di quella "insufficiente cultura" la tecnica della incubazione delle uova si è perduta e ci sono voluti circa due mila anni per riscoprirla.
è questo che intendo dire quando affermo che i visitatori dell'antico Egitto hanno appreso conoscenze e filosofie che hanno riadattato seguendo le modalità espositive ricorrenti nella loro epoca, ma non erano in grado di comprendere in pieno la portata di quella cultura e di quelle conoscenze tecniche.
è difficile non associarsi allo stupore di Diodoro, ma è altrettanto difficile non stupirsi per il fatto che i molti studiosi , sia quelli ortodossi che quelli eretici, non abbiano notato la straordinarietà di una pratica "moderna", conosciuta ed utilizzata almeno 2.000 anni fa.
Il caso della incubazione delle uova di pennuti, non era la sola tecnica utilizzata dagli Egizi e poi dimenticata per decine di secoli, ad esempio, ci sono tracce evidenti dell'uso di una leggera cottura utilizzata per bloccare la fermentazione del vino, in buona sostanza si praticava la pastorizzazione per assicurare la buona conservazione di alcuni alimenti. La nostra civiltà tecnologica ha dovuto attendere gli studi di Pasteur per riutilizzarla.
Oltre alle applicazioni tecniche in agricoltura, ci sono altre pratiche, in modo particolare nella lavorazione delle pietre dure, che aspettano che si capisca come sia stato possibile applicarle ai limiti dell'età della pietra.

Note:
(1) Diodoro Siculo è uno storico greco, per lingua e per cultura, nato as Agira.
(2) Alan Gardiner - La civiltà egizia -Einaudi 1971.
(3) Attualmente le "oche di Meidun" si possono vedere nel Museo Egizio del Cairo.
(4) Sellero Editore 1987.

di Guglielmo Gualandi
ggual@libero.it
www.altroegitto.com