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1 Ottobre 2003 MISTERO
Francesco Corona
La triplice via del fuoco nel mosaico di Otranto
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Il senso misterico del mosaico di Otranto
Il seguente lavoro è tratto dal libro La Triplice Via del Fuoco nel Mosaico di Otranto che a sua volta prende spunto dal primo lavoro di Francesco Corona titolato "Il Mistero del Mosaico di Otranto" pubblicato in Otranto nell'anno 2000; costituisce un approfondimento delle prime ricerche condotte tra il 1995 ed il 1999 nel campo della fisica, e delle scienze filosofiche e metafisiche e se in un primo tempo non si riferivano, a studi propriamente mirati all'interpretazione del mosaico pavimentale di Otranto (inizio lavori 1163 - fine lavori 1165) i cui lavori furono diretti dal monaco basiliano Pantaleone, della scuola di monaci italo-greci del monastero otrantino di San Nicola di Casole, in un secondo tempo hanno assunto i connotati di una vera e propria ricerca sul mosaico. Tale ricerca hanno dato modo all'autore, di chiarire in una originale interpretazione basata sulle energie spirituali dell'uomo, non solo numerosi interrogativi a cui studiosi ed esperti del mosaico non avevano sino ad ora dato risposte esaurienti, ma di ritrovare nel mosaico stesso, il senso riposto di una antica tradizione millenaria, da alcuni definita TRADIZIONE SOLARE, che vede l'uomo come essere in grado di riconquistare la sua deità caduta, secondo un processo riscontrabile non solo nei più antichi misteri della metafisica indù ma anche nelle recenti mistiche ebraica e cristiana delle origini.
Il mosaico di Otranto presenta un linguaggio di simboli non facilmente interpretabili dall'uomo moderno, almeno per ciò che concerne una visione d'insieme puramente storico-mitologica, tale linguaggio racchiude al suo interno un messaggio per l'uomo universale, egli diviene il vero protagonista delle scene musive di Pantaleone interagendo a più riprese con il divino, in una dimensione che enfatizza quegli aspetti tipici della mistica medioevale e che trascina con se tutta l'eredità delle metafisiche ebraiche ed orientali. Esistono nel mosaico aspetti interpretativi differenti che possiamo riassumere in: storici, mitologici ed esoterico-spirituali. Francesco Corona ha approfondito per primo questi ultimi arrivando a sostenere l'ipotesi che nel mosaico di Otranto si nasconde un prezioso segreto per l'umanità, segreto che rappresentava lo scopo ultimo che Pantaleone e l'intera scuola dei monaci italo-greci si erano prefissato. Un messaggio spirituale cristiano, un metodo per raggiungere il divino celato dietro le tessere policrome che non contrastava affatto con le interpretazioni degli uomini del tempo, della Chiesa e della cultura ufficiale. Il vero messaggio che si rivela è un metodo di ascesi presentato da Pantaleone nei tre sistemi mistici completi (ebraico,cristiano ed induista) e tra loro interrelati(1), per colui il quale ha risvegliato la propria coscienza e vuole rigenerarsi nello Spirito Divino, nella grazia e nella beatitudine di Dio. Da una attenta interpretazione del mosaico di Otranto possiamo dunque dedurre le seguenti implicazioni ricche di contenuti culturale:
  1. Una esplicitazione ebraico-cabalistica del concetto di Albero della Vita mettendo in relazione le interpretazioni mitologiche e mistiche di differenti culture indo-europee.
  2. Una simbologia di carattere propriamente gnostico ed un confronto con interpretazioni di scuole metafisiche indiane in relazione alla tradizione greco-ermetica e cabalistica(2).
  3. 3. Una ipotesi sul metodo di ascesi a due vie sviluppato e praticato dai monaci basiliani della scuola di San Nicola di Casole. Metodo non contenuto nei codici casolani (Tipiká) ma diretta conseguenza dell'enorme ricchezza di sapere del monastero confermata peraltro dalla presenza di un enorme biblioteca con relativo scriptorium di testi orientali ed occidentali.
 Mosaico di Otranto: Albero della vita cabalistico con riferimenti nascosti alle 10 sefirot

Schema ontologico e metodo ascetico del mosaico di Otranto
Nel mosaico di Otranto, seguendo una interpretazione esegetica tipica delle accademie talmudiche medievali, perseguita dai monaci bizantini del monastero basiliano di San Nicola di Casole, emerge un livello filosofico-ontologico basato prevalentemente sul misticismo ebraico del Talmud, del Sefer Yetzirà, e dello Zohar, non mancano tuttavia innesti esegetici di tipo comparativo relativi all'induismo di tipo tantrico recuperabile nei testi Shâradâ, Prapanchasâra Tanta, shatchakra Nirupana.
Il Verbo che si fa carne, l'Alfa e l'Omega cristiano-ellenistici ovvero la sacra sillaba OM indù, vengono rappresentato quindi nel mosaico ( particolare presbiterio) come una materializzazione delle energie primordiali che conducono alla nascita dell'uomo (Adamo ed Eva), con un susseguirsi cronologico di simboli esegetici, una percorrenza dell'albero in senso discendente con gli avvenimenti storici e mitologici che si snodano intorno ai rami a partire dalle fronde.
Le energie divine di creazione divengono quindi sorgente di vita che compenetra la mineralità del mondo manifesto.
La comprensione ed interiorizzare dei simboli del mosaico, risulta essere un metodo ascetico lasciato dai monaci basiliani ai posteri, tale metodo presenta le stesse funzionalità delle sacre icone bizantine, si
compone di due percorsi che ricordano i sentieri sefirotici attraverso i quali si raggiunge lo stato di Grazia Divina.
La prima parte del percorso si conclude alle radici dell'albero, la seconda fase del metodo e una risalita lungo il tronco dell'albero verso Dio. In questo processo le operazioni fondamentali riguardano:

  1. Scelta del sentiero di percorrenza che secondo la proposta di Pantaleone, va dall'alto verso il basso con un percorso a zig-zag.
  2. Interiozzazione seguendo un metodo cabalistico-yoghico di privazione di involucri dei semi di meditazione offerti dalla immagini storiche e mitologiche.
  3. Utilizzo delle immagini propriamente esoteriche come pietre miliari del processo di meditazione essendo esse disseminate in differenti punti del mosaico e rappresentate da simboli esclusivamente ermetici come:
  • il giglio aperto a 6 foglie distinto dal giglio araldico che rappresenta la purezza(3);
  • la stella a cinque punte, simbolo dell'uomo unificato;
  • il cerchio cabalistico con al centro un punto simbolo del Logos;
  • Ia stella a sei punte (sigillo di Salomone) sovrapposizione dei due ternari uno evolutivo e l'altro;
  • involutivo, simbolo delle potenze animiche dell'uomo.

Le operazioni da compiere in prossimità dei simboli esoterici si possono riassumere in:

  • Purificazione
  • Autoidentificazione di sé
  • Abbandono al Logos

Come dicevamo, le operazioni preliminari al metodo si inseriscono in un ben preciso contesto strutturale del mosaico che ne da l'intelaiatura ontologica ovvero la struttura portante sulla quale è possibile costruire il processo di ascesi.
Secondo questa interpretazione Il modello strutturale di base che è possibile desumere dal mosaico può assimilarsi al seguente schema:

 Schema logoico del mosaico di Otranto

Le frecce nere rappresentano gli alberi senza radici, i cerchi sono quelli del mosaico entro i quali troviamo simboli cosmologici e zodiacali. Una lettura attenta di questi simbolo in relazione alla struttura
globale del mosaico offre anche in questo caso interessanti spunti di riflessione. La struttura della cabala si inserisce partendo dal giardino dell'Eden prima dello zodiaco.
Lo schema della figura rappresenta il ternario ed il quaternario che insieme formano il settenario, un modello del Logos a bilanciamento duale molto simile a quello espresso dal neoplatonismo di Plotino, dove si evidenziano i logoi del presbiterio (quattro righe composte da 16 cerchi dell'abside) privi di relazioni spazio-temporali ma con evidenti relazioni energetico-spirituali, ed i 3 inferiori legati alla fisicità ossia alla mineralità del mondo manifesto costituiti dalle case dello zodiaco (Sentiero sefirotico delle
Stelle) e dunque connesse al tempo e allo spazio. L'albero principale è invece assimilabile alla struttura dell'albero sefirotico rappresentato in figura con le 10 circonferenze nere.
Secondo la tradizione greca I logoi superiori sono di fatto 3 mentre gli inferiori sono 4, per realizzare correttamente tale rapporto è sufficiente pensare alla riga dove compaiono i due cerchi neri corrispondenti ad EVA ed ADAMO dove si ha cioè l'origine della vita dell'uomo e quindi dello spazio e del tempo, spostati verso il basso cioè inseriti nello Zodiaco.
Possiamo trovare inoltre precisi riferimenti al Sefer Yetzirà o Libro della Formazione; per esempio i cerchi rappresentano i sigilli con cui Dio sigillò i turbini di forza. I simboli relativi ai quattro elementi ed allo zodiaco, prima dei trentadue sentieri di cui parla il Sefer Yetzirà sono ripercorribili nel mosaico secondo una intrerpretazione mistico-esoterica.

 Mosaico di Otranto: Presbiterio (Cosmogenesi)

I centri energetici, la filosofia tantrica e la cerca del Graal nel mosaico di Otranto
Sotto il profilo mistico-ascetico esite una connessione tra induismo di origine tantrico e preghiera esicasta praticata dall'ordine dei brasiliani nei primi secolo dopo Cristo. Secondo Mircea Elide uno dei massimi esperti di filosofie orientali, San Basilio il Grande, fondatore dell'ordine e padre anacoreta della Cappadocia instillo sapientemente le tecniche tantriche nella preghiera esicasta variandone l'obiettvo ascetico finale. Ecco perchè nel mosaico troviamo dei riferimenti inequivocabili al tantrismo indù incluso il riferimento al serpente Kundalini. Uno dei documenti musivi di maggior interesse è la rappresentazione del Centro del Cuore (Anahata Cakra), questo centro energetico situato in prossimità del cuore fisico, riveste una grande importanza, sia per i movimenti gnostici dei primi secolo dopo Cristo, sia per le comunità esicaste greche ed italiane, ma ancora prima rivestiva un importanza fondamentale nelle metafisiche indù e nel misticismo ebraico. La stessa preghiera esicasta prevede particolari tecniche di respirazione che consentono l'energizzazione del centro Cuore.

 Confronto tra il cerchio con l'antilope e la stella a sei punte del Mosaico di Otranto e l' Anahata Chakra Indù

Nella figura sono posti a confronto i simboli utilizzato da Pantaleone: antilope e stella a sei punte inscritta in un cerchio con la rappresentazione Indù del chakra del Cuore, il loto a 12 petali che riassume in se armonizzandole le sefirot cabalistiche, anche in quest'ultimo sono riconoscibili l'antilope e la stella a sei punte o sigillo di Salomone con una scritta GRIS(4) o CRIS che potrebbe essere un esplicito riferimento al Cristo. La figura del mosaico non lascia dubbi circa la vera intenzione di Pantaleone infatti è facilmente intuibile il riferimento al seme di meditazione induista il bija YAM; Pantaleone lo raffigura secondo la descrizione dei testi tantrici, ossia una regione a sei angoli (sigillo di salomone o stella a sei punte) dove il suo seme (bija) sottostante è "seduto sul dorso dell'antilope nera"(5), il bija o seme è visibile come due vertici sotto la stella a sei punte proprio sul dorso dell'antilope nera, esso corrispondente al simbolo sanscrito centrale posto all'interno della figura a destra. L'antilope rinomata per la sua velocità rappresenta Vâyu ossia l'elemento vaporoso o Tattva dell'aria, individua lo sforzo di raggiungimento della sospensione eterea del respiro all'interno del Centro del Cuore(6). con quella che la tradizione esoterica occidentale chiama "fase di eterizzazione del sangue".
Questa particolarità di riferimenti, necessita tuttavia di ulteriori approfondimenti di tipo ontologico, intanto possiamo notare come anche le successive due figure del mosaico rapportate ad altri due punti energetici o chakras, vengono rappresentate nella cosmogenesi del Presbiterio per la nota legge divina "come in cielo così in terra".
Tale legge regola i rapporti (corrispondenze) tra microcosmo uomo e macrocosmo universo. Pertanto queste simbologie avranno una corrispondenza sull'albero della vita della navata centrale. Tale corrispondenza è fornita sia dall'immagine degli elefanti indiani alla base dell'albero (muhladhara chakra), sia dall'immagine di Diana cacciatrice (svadhishtâna chakra) sia dalle imagini dei leoni monocefali (Manipura ed Anâhata chakra) e successivamente dai segni zodiacali (Vishuddha chakra) quest'ultimi corrispondono al concetto di AKASHA o etere universale il cui veicolo è il suono primordiale o shabda.
Nell'esichia cristiana, raggiungere il Centro del Cuore significava esercitare la preghiera del cuore. Nota anche come preghiera di Gesù. Tale preghiera era una delle più diffuse tecniche esicaste dei monaci cristiano-orientali praticata dapprima nei siti rupestri e successivamente impiantata nel cenobio.
Uno dei massimi esperti fu il monaco greco Niceforo (XIII sec. d.C.).
All'esicasta dunque che vuole avvalersi di un metodo psicofisico nella sua vita di preghiera, Niceforo(7) consiglia una strada che comprende una pluralità di esigenze: scegliersi una guida esperta; sedersi, creando calma, anzitutto fisica, in se stessi; concentrare l'attenzione sulla respirazione, costringere la mente a seguire il respiro che scende verso il luogo del cuore. Infatti la mente dispersa nelle cose esteriori può essere raccolta solo facendola scendere nel cuore, centro di tutto l'uomo.
Quando la mente sarà discesa nel cuore, sgorgherà la preghiera.


La Preghiera del Cuore, pur legata alla respirazione, non può tuttavia essere separata da una mistica sacramentaria e da una teologia della grazia. Nell'eterizzazione del sangue che avviene come eterizzazione del Centro del Cuore, è riposto pertanto il segreto iniziatico del San Graal(8) Il ciclo bretone del mosaico di Otranto, con il gatto con gli stivali e re Artù alle porte dell'Eden rappresentato prima della storiografia ufficiale del tempo è un riferimento più o meno esplicito a queste conoscenze misteriche suggellate dalla tradizione misterica ebraica.

 Serpente con tre spire e mezza (richiamo all’energia Kundalini)


La tecnica di trasmutazione, sapientemente esposta da Niceforo avvicina l'iniziato a Cristo, in una comunione di Sang Real ovvero di stirpe reale o se vogliamo di lignaggio davidico. Per raggiungere il Centro del Cuore esicasta, corrispondente al centro Tiphareth cabalistico ovvero l'Anahata chakra indù, ed essere finalmente sotto l'influenza dell'angelo solare Michael, è necessario passare precedentemente dallo stato coscenziale Yesod ovvero il secondo Chakra chiamato Svàdhisthana.
Nella mitologia ellenistica corrisponde alla divinità Diana, la stessa Diana che troviamo nel mosaico di Otranto come severa giudicatrice delle colpe degli uomini.

 Diana (Sefira YESOD del giudizio)


Secondo il misticismo ebraico Yesod è la sfera lunare dell'angelo Gabriel il creatore di nuovi schemi di energia(9). Per gli indù rappresenta l'azione necessaria all'equilibrio sia delle energie sessuali sia degli impulsi irrefrenabili domabili con una massiccia azione interiore, con la concentrazione e la preghiera costante.
Dopo l'eterizzazione del sangue in Tiphareth, l'asceta può finalmente entrare nella sfera del triangolo superiore formato da Binah,
Chockmah e Kether, egli si trova dapprima ad energizzare il chakra Visuddha divenendo signore del suono e delle armonie celesti.
L'attività di purificazione indotta dall'eterizzazione del sangue è divenuta ormai virtù riconosciuta dalle gerarchie, l'uomo ha ricostruito il sentiero verso l'alto e può finalmente accingersi a godere del Regno dei Cieli.


 Confronto tra mostro acquatico
del mosaico di Otranto e lo Svàdhisthaena Chakra Indù


 Confronto tra elefante del mosaico di Otranto e il Visuddha Chakra Indù(10)

 

Considerazioni Finali
Alla luce di tutto ciò espresso fino ad ora, è possibile avere una chiara idea dell'enorme patrimonio culturale e spirituale del mosaico di Otranto, e non soltanto per le analogie con la posteriore Divina commedia di Dante presenti nelle scene musive del mosaico (Navata laterale sinistra: Inferno).
Risulta pertanto fondamentale fissare il rapporto esegetico tra immagini e metodo di ascesi che a nostro avviso può essere desunto da una attenta analisi. Sia Pantaleone che Dante Alighieri avevano sicuramente libero accesso a comuni sorgenti di informazioni, a codici e fonti scritte e quindi non possiamo più parlare di poema ispirato o di originalità di contenuti ed immagini, è pur vero che il mosaico ultimato oltre un secolo prima dell'inizio della Divina Commedia di Dante va sicuramente oltre la poesia, oltre la storicità oltre il mito. In esso riscopriamo un chiaro tentativo di comunicazione iniziatica di un metodo per il risveglio delle coscienze praticato in ambienti monastici nei primo secoli del Cristianesimo. Il metodo, ipotizzato, si presenta come un processo di ascesi a due vie o due fasi così strutturato:

  1. Nella prima fase si danno gli elementi simbolico-suggestivi a livello macrocosmico per portare la coscienza dello sperimentatore ad uno stato superiore o di Coscienza Universale Cosmica, molto vicino allo stato di Grazia al quale si accede per virtù.
  2. 2. Nella seconda fase si raccolgono le energie spirituali attraverso l'astrazione sulle suggestioni prodotte e si diffondono in tutto l'essere inteso come microcosmo sino al congiungimento con lo Spirito Divino che si effonde all'apice del processo di interiorizzazione e meditazione sui simboli.
Il processo sotteso dalla simbologia, deve essere valutato come unità di pensiero, ovvero come metodo di meditazione profonda guidata da simboli, in un sentiero di acquisizione della conoscenza che da occulta diventa accessibile e che va dalla focalizzazione del concetto più o meno fisico espresso dal simbolo, alla sua interiorizzazione ed analisi volitiva dello stato d'animo che ne deriva, sino alla smaterializzazione metafisica ed alla successiva appropriazione del contenuto sovrannaturale (o archetipo) che ne è veicolo.
Quello che si vuole produrre con tale metodo è una trasformazione dei simboli in suggestioni, quindi in energie emotive percettibili che aprono la strada ad una mutazione della coscienza soggettiva in
Coscienza Universale Cosmica. Questo processo traspare ogni qualvolta di fronte alle immagini di Pantaleone ci si chiede quale è il messaggio profondo che l'autore vuole realmente suggerirci.
L'analisi dei simboli deve essere integrata sia con conoscenze relative al contesto puramente storicocronologico che non presenta varianti interpretative, sia al contesto mitologico-mistico dove è possibile interiorizzare secondo strutture di pensiero soggettivanti e comunque in una sintesi di insieme che abbraccia non soltanto una singola figura ma un insieme di immagini con i loro significati nell'intorno della figura che si sta analizzando. Il processo va ripetuto poi per ciascuna figura nella corretta modalità di lettura del mosaico.
Questo metodo ricorda da un lato le tappe proprie delle 10 Sefirot cabalistiche percorse secondo un processo archetipale nel sistema della meteqhela(11), dall'altra le tecniche di samyama dello Yoga, tecniche quest'ultime di privazione degli involucri astratti di oggetti o simboli scelti come elementi di meditazione (Bija) per l'immersione nella Grazia Divina.
Per ciò che concerne la simbologia adottata da Pantaleone si possono rilevare numerose associazioni con i simbolo propri della tradizione ermetica medievale impiantati nelle più recenti scuole alchemiche occidentali.
Tutto inizia a questo punto a prendere un senso, alcuni simboli esoterici come le stelle a cinque e sei punte, cerchi e quadrati ed infine alcune riferimenti espliciti, diventano pietre miliari del processo di meditazione ed interiorizzazione di ciascun sottoinsieme di immagini in progressione.
 Autoritratto del monaco Pantaleone(12)

Per ciò che concerne la simbologia adottata da Pantaleone si possono rilevare numerose associazioni con i simbolo propri della tradizione ermetica medievale impiantati nelle più recenti scuole alchemiche occidentali.
Tutto inizia a questo punto a prendere un senso, alcuni simboli esoterici come le stelle a cinque e sei punte, cerchi e quadrati ed infine alcune riferimenti espliciti, diventano pietre miliari del processo di meditazione ed interiorizzazione di ciascun sottoinsieme di immagini in progressione.
Attraverso questo metodo l'autore del mosaico prima ci conduce verso la riscoperta dell' Uomo
Universale "Unificato" senza differenze di razze, religioni e culture, un riappropriarsi delle proprie origini ancestrali, l' Adam Qadmon(13) (l'Uomo Archetipo); e successivamente ci guida verso una coscienza cosmica quella che nelle filosofie orientali dei Veda e delle Upanishad è definita come coscienza del Sè e che nella tradizione cristiana ricorda la via ascetica dei santi e dei mistici via oramai dimenticata ma che potrebbe diventare baluardo di esperienza nell'ambito di una riscoperta del Cristianesimo delle origini.

Riproduzione autorizzata e limitata a questa occasione per Antikitera.net. Per i riferimenti ai presenti studi è necessario citare nella biblio-grafia i due lavori pubblicati dall'autore con proprietà letteraria riservata (SIAE).

Note:
(1) Da cui il termine Triplice Via del Fuoco
(2) Particolare forma di misticismo ebraico, presente nel mosaico
(3) Jean Eduardo Cirlot, "Dizionari dei Simboli", edizioni ECO, 1996 è da intendersi come fase di purificazione prima dell'ascesi.
(4) In ebraico la G corrisponde alla C.
(5) Testi Tantrici di interesse: Shâradâ, Prapanchasâra Tanta, SHATCHAKRA NIRÛPANA Versetti dal 22 al 28 in particolare il versetto 23.
(6) Per tutti coloro che si stessero chiedendo perché Pantaleone abbia utilizzato simboli tantrici possiamo solo dire che oltre all'individuazione di una unità trascendente di tutte le religioni, i monaci basiliani utilizzavano ed utilizzano ancora adesso come pratiche note ai soli monaci, le tecniche tantriche instillate sapientemente dal fondatore dell'ordine: San Basilio il Grande uno dei padri anacoreti della Cappadocia. Per gli addetti ai lavori possiamo solo proporre di assistere ai canti basiliani in uno dei loro conventi ancora attivi, ebbene questi canti ricordano in tutto la recitazione dei mantra tantrici di un qualunque Ashram tantrico di Benares in India.
(7) Per le interrelazioni e analogie tra preghiera esicasta e yoga indiano, si faccia riferimento al testo di Mircea Elide, Patanjali e lo Yoga, Celuc Libri, Milano pag. 66 per citazione Niceforo il Solitario
(8) ma anche il segreto della pietra filosofale e della trasmutazione dei metalli, è anche per questo che il Graal viene spesso identificato nella pietra.
(9) William Parfitt, Cabbalah, PIEMME edizioni, 1997 pag.71 Cit. (10) Anche per questa immagine è possibile individuare il seme o bija del mantra guardando alla proboscite dell'elefante ed alle sue zanne. Questo particolare richiama la lettera sancrita Ham posta sopra l'elefante di destra. Anche i simboli intorno al cerchio richiamano le lettere sanscrite sui petali della figura estratta dai tantraloka.
(11) Tradotto dall'ebraico significa bilancia, per un approfondimento si consiglia Francis Warrain, La Teodiceo della
Qabalah, Hat Tizon
(12) L'unicorno domato è simbolo di iniziazione, il monaco e l'unicorno sottostanno all'influsso della stella a cinque punte simbolo dell'uomo unificato. Pantaleone si inscrive in un cerchio e si circonda di altre 26 circonferenze che con la circonferenza trasformata in stella rimossa dallo spazio vuoto tra due circonferenze sulla destra vuole quasi comunicarci il suo grado iniziatico secondo uno schema del Logos a 28 circonferenze.
(13) Francis Warrain, La Teodiceo della Qabalah, Hat Tizon, pag 61


Appendice - Glossario dei termini sanscriti:
Abhyasa Processo che conduce al citta-vritty-nyroda
Alinga Senza qualificazione, indifferenziato
Ananda Beatitudine
Asiseva Senza distinzione
Atman Il Sé, la Mente divina
Avidya Ignoranza
Akasha Etere Universale (quintessenza o piano astrale)
Bhavana Controllo cosciente dello stato di coscienza raggiunto in meditazione
Bija Seme di meditazione
Cit Coscienza
Citta Mente
Citta-vritty-nyroda Stato di coscienza privo di modificazioni mentali o citta-vrtti
Dvesa Repulsione
Guna Qualità costitutiva o attributo della sostanza prakrti
Jiva Essere vivente
Klesa Afflizioni o sofferenze
Kosa Corpo
Linga Qualificazione
Mantra Sacro suono di potenza
Nirbija Senza seme
Om Pronuncia AUM, vibrazione primordiale o mantra seme
Para Superiore o supremo
Prakriti Aspetto potenziale dell'energia macrocosmica
Pranava Attualizzazione delle potenza racchiusa in un mantra
Prasupta Inattività
Purusha Energia primordiale intelligente macrocosmica
Raga Attrazione
Rajas Attività
Samadhi Stato di coscienza superiore - illuminazione divina
Samsara Ciclo perenne del divenire
Samyama Tecnica meditativa di privazione degli involucri di un oggetto partendo da un seme meditativo iniziale
Sat Essere
Sattva Equilibrio
Shakti Potenza o Energia nello stato indifferenziato
Tamas Passività
Tanu Attenuazione
Vairaya padronanza dei desideri
Veda Conoscenza
Vedanta Il compimento dei Veda - movimento religioso Indù
Vicara Discernimento
Visesa Distinto
Viveka capacità di discernimento


Estratto Bibliografia utile:
- F.Corona, La Triplice Via del fuoco nel mosaico di Otranto, A cura dell'autore 1996
- G.Stemberg, Ermeneutica ebraica della Bibbia, Paideia, Brescia 1996
- Gershom Sholem, La Cabala, Edizioni Mediterranee, Roma 1992
- Giovanni Damasceno, La fede ortodossa, Citta Nova Edizioni, Roma 1998
- Giulio Busi, La Qabbalah, Editori Laterza, Bari 1998
- Mircea Eliade, Lo Yoga immortalità e libertà, BUR, 1999
- Massimo Scaligero, L'uomo Interiore, Edizioni Mediterranee, Roma 1989
- Arthur Avalon, Il mondo come potenza vol I, II, Edizioni Mediterranee, Roma 1973
- Arthur Avalon, Tantra della grande liberazione, Edizioni Mediterranee, Roma 1996
- Arthur Avalon, Shakti e Shakta, Edizioni Mediterranee, Roma 1995
- Arthur Avalon, Il Potere del Serpente, Edizioni Mediterranee, Roma 1994
- Bruno Cerchio, L'ermetismo di Dante, Edizioni Mediterranee, Roma 1988
- C.A. Willersen, L'enigma di Otranto, Congedo editore, Lecce 1980
- Grazio Gianfreda, Il Mosaico di Otranto - Biblioteca di Immagini medioevali, Edizioni del Grifo, Lecce 2000
- Grazio Gianfreda, Il Monachesimo italo-greco in Otranto, Edizioni del Grifo, Lecce 1999

di Francesco Corona
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