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25 Giugno 2003 MISTERO
Guglielmo Gualandi
Il pensiero astratto: una prerogativa greca?
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Le diverse valutazioni, relative ad alcuni aspetti della Cultura Egizia, hanno mantenuto vivo il dibattito su quella antica civiltà.
Uno fra quegli aspetti particolari, si basa sulla convinzione che la nascita della capacità di astrazione sia stata una prerogativa dei pensatori greci del periodo classico e, di conseguenza, dell'assenza di tale capacità di pensiero negli uomini delle civiltà precedenti.
Il concetto è chiaro ed una delle conseguenze consiste nella convinzione che gli Egizi non fossero in grado di progettare, in quanto il processo della progettazione inizia con un'idea astratta che viene progressivamente definita, fino al punto di stabilire le destinazioni d'uso, le dimensioni dell'oggetto da realizzare, le tecnologie ed i materiali disponibili, la quantità e la qualità della forza lavoro necessaria e, via via tutti gli altri particolari necessari per la realizzazione dell'opera progettata.
A questo proposito, il Prof. Pernigotti, titolare della cattedra di egittologia dell'università di Bologna, ha scritto, in un dossier:

"Un elemento importante per cercare di spiegare un problema certamente assai complesso è costituito dal fatto che le piramidi non nascono, storicamente, da un progetto precostituito, da un'idea astratta di cui sono la puntuale esecuzione. Al contrario esse hanno preso forma, per così dire, sul terreno, come risultato dell'interazione fra un geniale architetto e quello che si svolgeva ogni giorno nel cantiere da lui diretto." (1)

Mentre il Prof. Franco Cimmino, sullo stesso argomento ha scritto:

"Non sappiamo perché il progetto venne improvvisamente modificato; ogni supposizione al riguardo costituirebbe una illazione; nessuna delle ipotesi proposte appare convincente, è probabile che non si riuscirà mai a sapere perché fu abbandonato il piano originale." (2)

Quindi le piramidi "non nascono da un'dea astratta" e sono frutto di improvvise variazioni di un piano originale".
E' bene precisare che:

  • il Prof. Pernigotti non è un originale, è un rispettato docente ben inserito nel mondo egittologico, lo cito perché ha il merito di aver espresso in modo chiaro e conciso, in poche pagine di una rivista mensile, quanto altri egittologi dicono in modo diluito in alcuni capitoli o addirittura in un intero libro;
  • Il Prof. Franco Cimmino è un egittologo inserito in organizzazioni europee di egittologia ed il libro dal quale ho estratto questa citazione è un testo prezioso come fonte di dati ed analisi relative alla storia delle piramidi.
 Tavola 1

Alcuni ricercatori, poco convinti da quella dichiarata mancanza di capacità di astrazione, hanno individuato tracce dell'esistenza di un Grande Progetto Unitario, la cui realizzazione ha portato alla costruzione dei monumenti che possiamo ancora ammirare sulla Piana di Giza.
Quelle tracce di progetto unitario meritano di essere esaminate, ve le propongo una ad una ricorrendo a qualche disegno che è più esplicito di tante parole.
Iniziamo individuando una rappresentazione della "astrazione" che può avere generato l'inizio del processo di progettazione.
Nel corridoio di accesso alla tomba del Faraone Ramsesse IX, XX dinastia, 1100 a.C. circa, che è nella Valle dei Re nei pressi di Tebe, possiamo ammirare alcune rappresentazioni del ciclo della vita ed una di queste - Tavola 1 - rappresenta il dio Min, dio della feritilità, della nascita e della rinascita.
Il dio è stato rappresentato in posizione obliqua,con i piedi sulla coda e la testa appoggiata a quella di un serpente.
Il dio ha le braccia alzate mentre in alto c'è Keprì, lo scarabeo che spinge il disco del sole e che rappresenta un simbolo di ciclicità, di rinascita.
Per gli egittologi si tratta di una delle tante raffigurazioni simboliche che decorano l'interno delle tombe egizie.
L'egittologo indipendente Renè Schwaller de Lubicz (3) ha trovato in quella raffigurazione delle misure particolari, infatti dalla testa alla punta delle dita del dio c'è un cubito (0.523 mt), la parte verticale del serpente, piegato ad angolo retto, misura 4 cubiti, la parte orizzontale misura 3 cubiti mentre il dorso del dio, che costituisce l'ipotenusa di un triangolo retto, misura 5 cubiti.
In buona sostanza, oltre a Keprì, il dio della fertilità ( il suo consistente attributo non lascia dubbi in merito) e della rinascita, è accompagnato da un triangolo rettangolo dai lati che misurano 3, 4 e 5 volte l'unità, un triangolo sacro che simboleggia la rinascita.

  Tavola 2

Dopo aver individuato la possibile astrazione relativa all'idea-aspirazione di non "finire" con la morte, ma di "risorgere" in una nuova fase della vita, possibilmente eterna, vediamo cosa hanno trovato gli studiosi indipendenti che hanno cercato sulla piana di Giza possibili elementi di quel Progetto Unitario di cui abbiamo parlato.
Per fare questo ritorniamo a Nord, nei pressi del Cairo, dove sono i resti della necropoli della antica Menfi; la piana di Giza per gli egizi era Rostau dove domina il dio Sokar-Osiride, il luogo sacro dove è la porta per accedere all'oltre tomba, la Duat (potremmo dire il paradiso dei Faraoni Egizi).
Osservando la mappa del sito di Giza, - Tavola 2 - si nota la geometricità del disegno complessivo.
Chi ha esaminato attentamente quei monumenti, si è reso contro della precisione rispettata sia nella orientazione che nella realizzazione delle piramidi ed, in particolare, della Grande Piramide attribuita a Sua Maesta Khufu (Cheope per i greci).
Le piramidi sono posizionate in modo che ogni lato sia orientato verso un punto cardinale e chi ne ha misurato gli orientamenti e le dimensioni si è reso conto che "l'errore" non arriva neppure all'uno per mille; una precisione impressionante per chi disponeva di cordame tessile, attrezzi di legno o pietra e poco rame.

 Tavola 3

Legon è un fisico inglese contemporaneo, convinto dell'esistenza di un Progetto Unitario, ha cercato gli indizi della sua esistenza nelle misure dei monumenti e negli spazi che intercorrono fra di loro. (4)
Secondo l'autore di quella ricerca, tracciando delle rette adiacenti al lato Sud della Terza ed al lato Est della Prima piramide - Tavola 3 - si individuano i cateti di un triangolo rettangolo la cui ipotenusa è costituita dalla congiungente gli spigoli opposti delle due piramidi. Quel triangolo misura 1436, 1732 e 2248 cubiti (1 cubito=0,523 mt.) che corrispondono a radice quadrata di 3, di 4 e di 5, x 1000.
Il triangolo di Legon, dal punto di vista di chi pensa all'esistenza del Progetto Unitario, ha il difetto di non coinvolgere la Seconda Piramide e le Piccole piramidi satellite.
Sono state sollevate obiezioni sul significato di quelle misure che, si dice, potrebbero essere dovute al caso, mentre l'autore ci ha visto la riproposizione del Triangolo Sacro del dio Min.
Robin Cook, è un tecnico inglese che ha dato fiducia al lavoro di Legon e lo ha continuato trovando il collegamento della Seconda Piramide e delle piramidi satellite, con la Prima e la Terza piramide. (5)
Lo studio di R.Cook ha permesso di individuare due fasci di rette parallele che collegano le piccole piramidi con la Seconda Piramide attribuita a Sua Maesta Khafra (il Chefren dei greci), come si può vedere guardando la - Tavola 4.

 Tavola 4

In questo caso l'ortodossia ha preferito ignorare, forse perché sarebbe veramente difficile attribuire al caso quelle rette parallele.
E' bene prendere nota degli angoli di 26,5° formati dalle rette, orientate per meridiano e per parallelo passanti per l'apice della Seconda Piramide, con le rette che stabiliscono quel collegamento, perché lo ritroveremo più volte.
La - Tavola 5 - rappresenta una sezione verticale, sull'asse Nord Sud, passante per l'apice della Grande Piramide, la quale mette in evidenza le sue strutture interne e le tre camere, una al di sotto del livello di base e due sopra, collegate fra di loro per mezzo di una rete di cunicoli.
La misura media dei lati della base della piramide è pari 230,51 metri, ovvero 440 cubiti, mentre l'altezza è di 146,70 metri, ovvero 280 cubiti.
Il rapporto fra semiperimetro di base e l'altezza è pari a 3,14, Pi greco, quel rapporto fra circonferenza e raggio del cerchio che è stato attribuito ai matematici greci.

 Tavola 5

Dopo due misure "tonde" adottate per la base e per l'altezza, la quota della Camera del Re, la camera alta che contiene il così detto sarcofago di Cheope, è pari a 88,84 cubiti.
Questa "anomalia" ha indotto l'egittologo inglese Sir Flinder Petrie, considerato il padre dell'egittologia britannica, ad indagare sul significato di quella quota.
Il lavoro del baronetto inglese ha dato buoni frutti, infatti ha individuato alcune interessanti relazioni geometriche relative a quella quota.

La - Tavola 6 - è una rappresentazione grafica del piano orizzontale passante per il pavimento della Camera del Re, tramite la quale Sir F.Petrie ha verificato che:

  • l'area della sezione in quota è pari a metà dell'area di base;
  • il lato della sezione in quota è pari a metà della diagonale di base;
  • la diagonale della sezione in quota è uguale al lato della base.
 Tavola 6

Come tracce di progetto non c'è male, adesso entriamo nella Camera del Re - Tavola 7 - attraversando la piccola apertura in basso a destra della parete nord e ci troviamo in una camera di granito i cui lati di base misurano 10 x 20 cubiti, quindi è composta da due quadrati adiacenti.
Come è avvenuto nel caso della quota della camera del Re, dopo due misure intere, ci troviamo di fronte ad un'altezza di 11,18 cubiti.
Prima di passare oltre, possiamo notare che uno degli angoli formati dalle diagonali del pavimento rettangolare è pari a 26° 30' , come la misura dell'angolo che abbiamo visto osservando i fasci di rette parallele individuato da R.Cook, non sappiamo quale valore possa avere, ma è anche l'angolo dell'inclinazione dei corridoi di acceso elle tre gtandi piramidi.
Quella misura ha lasciato insoddisfatti gli studiosi che hanno iniziato a cercare una ragione per quella anomala misura decimale, ed hanno trovato che la diagonale del rettangolo di base misura 22,36 cubiti, quindi l'altezza è uguale alla metà di quella diagonale.

 Tavola 7

E' bene notare come si ripeta continuamente il gioco dell'Unità e del Doppio o, se preferite, dell'Unità e del Mezzo.
Lo stesso concetto è stato applicato anche al Sarcofago di Khufu, l'unico arredo presente in quella camera, infatti il suo volume interno è uguale alla metà del volume esterno.
Il rapporto uno/due rappresentava il concetto di fertilità, ed è qui riprodotto avvalorando il sospetto che tutto, sulla piana di Giza, tenda a ricordare la nascita e quindi anche la rinascita, l'accesso alla vita dopo la morte.
Il fatto che l'altezza della camera sia pari alla metà della diagonale di base, non ha soddisfatto la curiosità dei ricercatori i quali, continuando a prendere misure, hanno trovato che quella particolare altezza permette di costruire un triangolo pari a 15, 20 e 25 cubiti - Tavola 8 - e, semplificando per 5, ci ritroviamo quel Triangolo Sacro che abbiamo visto la prima volta nell'immagine del dio Min che decora il corridoio di accesso alla tomba di Sua Maestà Ramesse IX. (6)

 Tavola 8

Non so come la pensiate voi, ma a me sembra di trovarmi di fronte ad una "cattedrale a cielo aperto", la incredibile realizzazione dell'idea astratta di rinascita, dove forse avvenivano le cerimonie che accompagnavano il Faraone nel suo ultimo viaggio terreno, prima di ascendere ad una metafisica dimensione chiamata Duat, dove è la sede degli dei.

Note:
(1) Archeo - Sergio Pernigotti - N° 1 del 1999
(2) La storia delle piramidi - Franco Cimmino - Rusconi - 1990
(3) La scienza sacra - Swaller de Lubicz - Ed. Mediterranee - 1997
(4 e 5) Il mistero di Orione - R.Bauval - Il Corbaccio - 1998
(6) Lo speccio del cielo - G. Hancock - Corbaccio - 1998

di Guglielmo Gualandi
ggual@libero.it
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