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16 Aprile 2003 MISTERO
Marco Zagni
Era Glaciale e Migrazioni Umane
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Questo articolo si può interpretare come un ulteriore contributo e integrazione del mio saggio, "L'Impero Amazzonico", pubblicato di recente (1).
Dopo circa 20 anni di ricerche continue, viaggi ed esplorazioni, parlando anche con altri studiosi, archeologi o semplici appassionati, mi sono definitivamente convinto che siamo oramai in una fase fondamentale e definitiva per cercare di comprendere in modo esauriente la Storia dell'Uomo. E' necessario, oserei dire vitale, che si faccia uno sforzo congiunto finale per abbattere il secolare paradigma archeologico ortodosso che vede esclusivamente il Medio Oriente ed il Mediterraneo come la culla delle prime grandi civiltà (Sumerica ed Egizia). Se non riusciremo ad abbattere questa "grande muraglia" del pregiudizio la battaglia degli studiosi di frontiera, ai quali io mi sento di appartenere, sarà per il momento perduta.
Mai come in questo periodo mi sono reso conto di come chi ha il potere sui media può con estrema facilità far si che di certe notizie (normalmente futili) se ne possa discutere continuamente, mentre di altre (fondamentali) non se ne parli mai. Solo per fare un esempio: la traduzione di alcuni testi stranieri in italiano. Alcuni saggi di estrema importanza non sono stati ne mai saranno tradotti nella nostra lingua (2). Sono scelte volute ed imposte per fare in modo che di certi argomenti se ne abbiano solo delle pallide immagini distorte. Ma torniamo al vero scopo del nostro scritto.
Nella prima parte del mio libro avevo esposto l'argomento che riguardava il mistero del Popolamento delle Americhe: in diversi ambienti di archeologia "alternativa" si pensa che, oltre all'accettata immigrazione in America di popoli asiatici attraverso lo stretto di Bering, vi siano state altre due immigrazioni, probabilmente precedenti: una dalle zone Atlantico/ Europee ed un'altra attraverso la via Australiano/Antartica. Per ora mi occuperò della prima migrazione dall'Europa, per affrontare poi la seconda "Australe" in un successivo articolo.
Quello che verrà esposto qui di seguito si basa, come sempre faccio, su concezioni di partenza conosciute ed accettate dalla comunità archeologico/antropologica internazionale, per poi arrivare a delle conclusioni che invece (e non si capisce bene perchè) non sono state ancora ritenute valide. Io ritengo che questo sia più che altro dovuto al fatto che la cosiddetta "cultura dominante" necessita sempre di moltissimo tempo prima di prendere sotto il suo capiente ombrello protettivo le innovazioni, di qualsiasi tipo, presentate da studiosi che, per così dire, precorrono i tempi.

 Leone Africano sulle Ande a Marcahuasi


La specie umana alla quale noi tutti apparteniamo è rappresentata sulla Terra attualmente dall'Homo Sapiens Sapiens: siamo stati noi stessi a chiamarci così e non è ora il momento di stare a meditare troppo sul fatto se siamo veramente "Sapienti" o piuttosto "Pazzi Suicidi", data la situazione attuale del nostro Pianeta.
In ogni caso, e adotto un'ottica prudenziale, si pensa che l'Homo Sapiens Sapiens sia presente sulla Terra con queste nostre stesse caratteristiche da almeno 50.000 anni - in pratica cinquantamila anni fa poteva già nascere un essere uguale a tutti noi e con le medesime capacità intellettive potenziali. Fino a qui sono tutti concordi, però da questo punto in poi, i pareri della comunità internazionale cominciano a divergere a partire da questa domanda: dove è nato il primo Homo Sapiens Sapiens? Alcuni studiosi sostengono, come Cavalli Sforza, che anche in questo caso bisogna adottare il principio dell'"Out of Africa": il primo Homo Sapiens Sapiens era Africano e poi si è distibuito per i vari continenti, mutando il colore della sua pelle a seconda dei luoghi dove è giunto. Badate bene che non sto parlando del primo essere che aveva caratteristiche umane (l'Australopiteco di qualche milione di anni fa) ma piuttosto dell'ultimo: proprio nel caso dell'Homo Sapiens infatti, la teoria dell'"Out of Africa" non viene accettata da tutti. In particolare alcuni scienziati cinesi sono più propensi a pensare a un'altra ipotesi chiamata "Multiregionalismo": in varie zone della Terra, più o meno contemporaneamente, si sono sviluppati diversi "Homo Sapiens Sapiens", con le peculiari caratteristiche razziali che tutti ben conosciamo, come il colore della pelle, gialla, bianca, nera, rossa ecc.
Questa ipotesi è probabilisticamente esattamente alternativa a quella sostenuta dallo studioso Cavalli Sforza ma, poichè siamo in Italia, da buoni campanilisti sosteniamo, soprattutto sulla stampa, solamente la tesi del nostro compatriota. Dell'altra possibilità non se ne parla mai, come se non esistesse, e questo quanto meno non mi sembra corretto. Ad ogni buon conto questi pareri diversi li ho esposti solo per un bisogno di maggiore completezza nei confronti dei lettori perchè quello che starò per dirvi non può essere invalidato nè dalla prima nè dalla seconda ipotesi: le posso accettare entrambe.
La spaventosa glaciazione di Wisconsin Wurm iniziò circa 70-80.000 anni fa. Fu la più fredda della Storia, per quanto se ne sa, e colpì molto profondametnte il nostro Pianeta.
Per quanto riguarda le sue cause non ne sappiamo ancora molto e non voglio arrischiarmi in congetture,però una cosa la conosciamo: quando iniziò, la nostra razza Sapiens Sapiens non c'era ancora mentre il nostro "cugino", l'Homo Sapiens Neanderthaliensis, esisteva già da qualche decina di migliaia di anni e si comportò veramente da "duro" quale era perchè affrontò la glaciazione senza praticamente spostarsi e rimanendo dove era sempre stato, in Europa. Quest'ultima Era Glaciale non fu ininterotta ma ebbe una fase "interglaciale" abbastanza lunga e calda,da circa 40.000 a 30.000 anni fa. Fu proprio questa la fase in cui l'Homo Sapiens Sapiens prese il sopravvento sulla Terra, contribuendo di fatto all'eliminazione dell'ingombrante "cugino" Neanderthal il quale stava già scomparendo per conto suo perchè incapace di sopportare questi forti cambiamenti climatici. Diciamo, senza mezzi termini, che il nostro istinto assassino cominciò purtroppo da allora a manifestare tutta la sua potenzialità a spese di un nostro parente umano concorrente. Da allora, evidentemente, ci abbiamo preso gusto, ma è forse meglio per ora non farsi prendere troppo da questi pensieri ed andare avanti.
A partire da questo momento in poi le mie ipotesi divergono notevolmente dalla storiografia ufficiale pertanto tenetevi forte.

 La Pedra Pintada in Nord Brasile: miniera archeologica dimen-ticata per 50 anni


Io parto da un semplice presupposto, per altro enunciato e sostenuto dal rappresentante mediatico italiano più famoso della scienza ufficiale, Piero Angela (3), e cioè che in termini puramente probabilistici si pensa che esseri intelligenti, in condizioni favorevoli, siano in grado di costituire una sorta di "civiltà "- non parlo di civiltà tecnologica pari alla nostra ma comunque di tipo "organizzato" come quella Egizia, per esempio, - in circa 15-20.000 anni. Fantastico!, dico io. Questo vuol dire che, in termini probabilistici, l' Homo Sapiens Sapiens avrebbe potuto raggiungere un grado di civilizzazione di tipo "evoluto" almeno già tre volte (oggi, 15-20.000 anni fa, 30-40-mila anni fa) e non solo nell'attuale era post -glaciale! Questo ragionamento molto semplice ha messo letteralmente in crisi più di un luminare: oltretutto, dato che la "data di nascita" dell'Homo Sapiens Sapiens, con i più recenti ritrovamenti, sta lentamente arretrando fino quasi a 100.000 anni fa (4), ci potrebbe essere spazio per un'altro paio di possibilità di civilizzazioni in più (da tre volte a cinque). Certo la Statistica ci parla di probabilità e non di certezza però grazie a questa disciplina siamo ora pronti a rispondere nei giusti termini quando gli ortodossi ci contestano la possibilità dell'esistenza di una Civiltà evoluta in Epoca Glaciale. Altro che eventualità "inverosimile", come ci viene propinato continuamente! E' un'ipotesi PLAUSIBILISSIMA, e lo abbiamo dimostrato utilizzando proprio le informazioni che ci forniscono gli storici ufficiali.
Ma proseguiamo nel nostro ragionamento. Appare pertanto quanto mai plausibile che, nel corso dell'Era Glaciale di Wisconsin - Wurm, ci fossero le basi perchè si sviluppasse una prima forma di civiltà umana evoluta: ma quando e, soprattutto, dove? Sono domande a cui non è facile rispondere, ma noi ci proveremo lo stesso.
Ci sono fondamentalmente due correnti di pensiero tra gli studiosi favorevoli all'esistenza di una civiltà " glaciale ": cominciamo con la prima.
E' "L'Ipotesi Polare": potrebbero essersi create le condizioni per la nascita di una cultura evoluta già 30.000 anni fa nelle zone Nord del Mondo,allora calde, durante la FASE INTERGLACIALE del Wurm. Parliamo di Zone Artiche ma in realtà i ghiacci ci sono ora, non allora, in primo luogo perchè eravamo, come ho detto, in una fase calda-interglaciale, ed in secondo luogo, probabilmente, per una differente collocazione dell'Asse Terrestre (questa seconda ipotesi però è più debole). In sostanza si tratta della teoria supportata da quel grande precursore dell'Archeologia di Frontiera che è stato Bal Gangadhar Tilak, già descritta magistralmente all'inizio del '900 (5), con la differenza però che gli studi più recenti degli appassionati hanno anticipato di molto temporalmente questa possibilità rispetto al periodo ipotizzato dal grande studioso indiano (10.000 A.C.) E' l'"Atlantide del Nord", è "Thule".
Con la fine della fase interglaciale e la ripresa improvvisa di una glaciazione terribile (dal 25.000 A.C fino a circa il 10.000 -8.000 A.C, la più fredda che si conosca) gli Ario- Thuleiani furono costretti ad abbandonare la loro dimora artica e a migrare nelle zone più a Sud: In Asia, in Europa, in America del Nord e del Sud. Sono le migrazioni degli Ario Nordici descritte nei romanzi del dimenticato scrittore -esploratore tedesco Edmund Kiss (6), mai tradotti nella nostra lingua.

 Il volto barbuto di Ollantaytambo


La seconda ipotesi è la tradizionale "Atlantide" di Platone, collocabile tra 12- 10.000 anni fa, in un periodo geologico appena precedente la fine dell'era Wurmiana. Proprio la repentina e burrascosa fine dell'Era Glaciale, provocata forse da un evento catastrofico esogeno il nostro pianeta (Impatto della Terra con una Cometa od un Asteroide di dimensioni considerevoli) avrebbe provocato il crollo della civiltà atlantidea, già duramente provata dal disastroso fallimento della spedizione volta alla conquista del Mediterraneo. Anche in questo caso si verificarono delle migrazioni da parte dei sopravvissuti, i quali dalle zone "Atlantiche "avrebbero raggiunto L'Africa, e l'America.
Come avete potuto leggere, entrambe le ipotesi prendono in considerazione un popolamento delle Americhe in senso "alternativo" all'usuale migrazione proveniente dallo Stretto di Bering: questo non esclude naturalmente questa via asiatica di immigrazione, che sicuramente ci fu, però dà credito anche ad un'ipotesi di immigrazione in America di Homo Sapiens Sapiens Nordico /Atlantico-Europei.
Indipendentemente dalla volontà di accettare o la prima o la seconda ipotesi (Thule o l'Atlantide platoniana), e già questo sarebbe forse un falso problema perchè a mio modo di pensare un'ipotesi non esclude l'altra, come vedremo dopo, il punto fondamentale è raccogliere seri indizi di queste plausibili migrazioni Atlantico-Nord Europee in America.
In effetti, tra il Centro ed il Sud America è possibile trovare petroglifi e pittogrammi preistorici le cui rappresentazioni (in genere raffigurazioni cosmologico -cosmogoniche e simboliche) sono molto simili ai pittogrammi ed alle incisioni su roccia che si ammirano tra l'Inghilterra e la Francia. Un eclatante esempio riguarda la famosa Pedra Pintada in Brasile ed i petroglifi di Pusharo in Perù, gia descritti nel mio saggio (7). Inoltre, recentemente, lo studioso Andrew Collins ha trovato altri pittogrammi molto simili a questi presso l'Isola di Cuba (8). Considerando anche le enigmatiche raffigurazioni di uomini indiscutibilmente bianchi e barbuti rinvenute in diverse zone tra il Centro ed il Sud America, anche di notevoli dimensioni, esistenti sulle rocce delle montagne Andine (vedi come esempio il volto barbuto di Ollantaytambo che appare sulla copertina del mio libro) ed il recente aiuto dato dagli studi del DNA degli amerindi che hanno riscontrato almeno un aplogruppo di antichissima derivazione Caucasico/Europea (dal 30.000 al 15.000 A.C.) (9), ecco che è possibile ipotizzare una forte migrazione "glaciale "proveniente anche dal contesto Atlantico/Europeo.
Possiamo quindi pensare ad una soluzione soddisfacente per tutti: l'insediamento dei "Polari" nordici dovette essere abbandonato per forza con il sopraggiungere della nuova, ultima fase glaciale (25.000 A.C). Questa migrazione durata millenni portò questi popoli a raggiungere territori liberi dai ghiacci nelle zone Atlantiche (dove il mare era più basso di almeno cento metri e si poteva trovare ampio spazio ed isole sufficienti per instaurare una sorta di cultura "Atlantide"). La successiva catastrofe che provocò la fine della glaciazione e l'innalzamento repentino dei mari costrinse i sopravvissuti a tentare di costituire un nuovo ordine sociale anche in Centro ed in Sud America. Con i fratelli indiani provenienti da Bering si costituì così quell' "Impero Amazzonico", a lungo cercato dagli esploratori e dal sottoscritto, descritto nel mio saggio e contemporaneo delle altre culture post glaciali che si erano formate in altre parti del mondo nel corso dei millenni, per opera di altri scampati al diluvio: in India, in Cina, in Medio Oriente ed in Egitto.

Note:
(1) Marco Zagni: "L'Impero Amazzonico", Mir Edizioni, Firenze, 2002.
(2) In questo caso specifico considero incredibile che il saggio su Tiahuanaco di Posnansky non sia mai stato tradotto. Vedi Arthur Posnansky: "Tiahuanacu: Cradle of American man", ed. J.Augustin, New York, 1945.
(3) Piero Angela:"Nel cosmo alla ricerca della vita", ed. Garzanti, Milano, 1983.
(4) Alan Alford: "Il mistero della genesi delle antiche civiltà", Newton-Compton editori, Roma, 2000.
(5) B.G.Tilak: "La dimora artica nei Veda", Ecig, Genova, 1994.
(6) Vedi per esempio il libro di Edmund Kiss: "Die letze Konigin von Atlantis ", Koehler &Amelang, Lipsia, 1931.
(7) "L'Impero Amazzonico", op. cit., cap.4 e 6.
(8) Andrew Collins: "Le porte di Atlantide", Sperling e Kupfer ed., Milano, 2000.
(9) Vedi l'articolo di Antonio Aimi: "Quei navigatori della Preistoria", sul Sole 24 Ore del 25 giugno 2000.

di Marco Zagni
nfuwza@tin.it
www.imperoamazzonico.it